Ci vediamo in ufficio ti diceva, e tu ti dovevi presentare da Cucchi, una pasticceria. Già da quello capivi il personaggio, un genio dell'understatement.. Poi lo trovavi al suo tavolo con le gambe sempre accavallate, almeno io lo ricordo così, sempre alla vigilia di qualcosa, come tutti i creativi; sempre straordinariamente acceso quando si doveva parlare di basket o quando si doveva trovare una scusa per parlare di basket. Il primo incontro per portarlo al Festival della Cultura Sportiva a Montecatini nel 2010: noi avremmo voluto un esercito di persone ad accoglierlo, lui entusiasta ed entusiasmante fece innamorare quelli, non pochi, non tanti, che c'erano. Perchè parlava di basket parlando in realtà della vita: tutti abbiamo segnato un canestro, tutti abbiamo preso il ferro.

L'ultimo incontro ieri mattina: un whatsapp di mio figlio. E'morto Bolelli. Senza averlo mai consciuto, mio figlio lo aveva capito, una singolare e speciale sintonia li legava, e anche  da questo capisci la grandezza del personaggio, un vero filosofo, un filosofo del basket capace di stare con i piedi per terra e di indicarti una strada che non avevi ancora visto. Come i grandi playmaker non aveva semplicemente la visione di gioco, ma anche la previsione.

Il messaggio di Gigi Datome

Se non avete letto neanche un suo libro adesso avete, purtroppo, una valida scusa per rimediare: dovete cononoscerlo per lasciarlo andare. "Franco - ha scritto Gigi Datome parlandone con affetto al presente - è una di quelle poche persone che mi fa sentire meglio dopo averci solamente parlato, dopo aver condiviso un'idea e aver visto brillare quella meravigliosa luce del suo pensiero. C'è bisogno di epica, dicevi sempre. Di slanci vitali. C'è bisogno di te, Franco. Che i tuoi scritti e la tua grazia mi accompagnino sempre. Ti voglio bene e Viva tutto!"

Viva tutto

Non è solo il titolo di un libro scritto a quattro mani con Jovanotti, il diario di un'amicizia tra ricordi, battute, pensieri e progetti, Viva tutto è il manifesto di Franco Bolelli che chiedeva epica perchè sapeva quanto l'epica emoziona, quanto ci muove. In un suo libro, Come Ibra, Kobe e Brice Lee. Lo sport e la costruzione del carattereha parlato di Michael Jordan.

Non mi viene in mente nessun altro - se non un mitologico semidio- così capace di convincere tutti della propria invincibilità. Del resto, in quella che è stata la sua performance più sorprendente - lo speech per la sua introdiuzione nella Hall of Fame - Michael Jordan aveva zittito le risate che avevano accompagnato la sua suggestione di tornare a giocare a cinquant'anni con il definitivo: "I limiti, come le paure, spesso sono soltanto illusioni". Su una cosa così altri ci avrebbero costruito una filosofia o una religione: e questi altri non avevano mai vinto sei anelli, due olimpiadi, qualche decina di altri titoli, e non avevano una scarpa con il proprio nome che milioni di umani continuano a indossare anche tanti anni dopo che lui ha smesso di giocare.

Rileggiamola: "I limiti, come le paure, spesso sono soltanto illusioni". A me Michael Jordan aveva detto:"La mia filosofia è semplice: devi essere  onesto con te stesso e con il Gioco, sempre, a qualunque costo". Semplice, in effetti. Ma con questa cosa dei limiti, delle paure e delle illusioni - fate conto una slam dunk staccando dalla linea dei tre punti - lui si candida a Most Valuable Philosopher del nostro tempo. ( ... )

Mille volte Michael Jordan ha raccontato di come la forza mentale possa cambiare le cose: bene, qui ci invita a guardare negli occhi i limiti e le paure, anzi ancora di più a pensare noi stessi al di là dei limiti e delle paure. Se questa sua visione la estendiamo all'intera avventura umana, Jordan sta esprimendo quella stessa attitudine che da sempre - prendendo energia anche dalle paure - spinge l'umanità a esplorare frontiere, a proiettarsi verso orizzonti espansi. E'pensiero evolutivo, perchè rivela che quando pensiamo che - nella nostra esistenza personale o nel percorso dell'evoluzione umana - non si possa andare oltre, che non si possa più crescere, spesso quel limite è solo un'arbitraria costruzione della mente che noi possiamo smantellare e superare".

Sarebbe bello e giusto che ...

Così scrive Franco Bolelli, uno di noi, uno dei migliori di noi in assoluto e non perchè ne piangiamo, ora, la scomparsa, mandando un abbraccio a sua moglie Manuela, a suo figlio Daniele, alla sua nipote adoratissima. Sarebbe bello e giusto se venerdì per la prossima partita di MIlano, oltre tutto un impegno europeo, ci alzassimo tutti prima della palla a due per un minuto di raccoglimento. E se le norme sono troppo strette per contenere il nostro dolore, Gigi pensaci tiu e fallo capire a chi di dovere che Franco Bolelli merita un riconoscimento del genere.

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