Il pari con il Genoa testimonia che il Bologna è vivo e che il nuovo tecnico si sta affidando al rilancio dei giocatori già in rosa. Serve però massima attenzione anche al FrosinoneBenvenuto Frosinone. Nel clima di festa generato dall'insperata vittoria sull'Inter non era previsto né il pari con il Genoa né il secondo successo esterno consecutivo dei ciociari, ora minacciosamente a ruota di Bologna ed Empoli. Invece i rossoblu dimostrano di non essere più il paziente terminale senza speranza con uno specializzando a capo del team di cure, ma un malato serio, anche grave, non ancora fuori pericolo ma che ha visto arrivare un medico di solida esperienza (pare incredibile in questo mondo, ma giuro che le competenze servono e hanno un senso) al suo capezzale e quindi ha chances di salvare la ghirba. Purché non si indulga nel solito eccesso di "sboronisia" per il quale io sono io e voi non siete un..., sì. Insomma, d'accordo che la romanità è bella, ma il Marchese del Grillo non è un esempio virtuoso. Quindi, occhio al Frosinone, per dire. Chi però ritiene che la squadra sia buona, o almeno buonina, solo male allenata, fino a 15 giorni fa, non si capacita di quanto ora non si marci a ritmo Champions. In realtà finora il mercato di gennaio (inevitabile, per nomi e soldi: troppe alte le aspettative generate da promesse non mantenibili, ecco tutto) è servito zero, lasciando intravedere qualche qualità - figuriamoci non ci fossero nemmeno quelle...- ma apporti concreti ben pochi. I vuoti tecnici e comportamentali della rosa sono rimasti tali. Mihajlovic ha agito sui Pulgar, Gonzalez, Santander, Dzemaili, Poli, Djiks, ovviamente Destro, che erano precipitati in un vortice pericolosissimo di auto-disistima. Sono loro che ci stanno pescando dal fondo del pozzo. Per i nuovi c'è tempo, speriamo che ad aprile raccolgano il testimone. Ce ne sarà bisogno. Forse per due gare non tireremo su niente. Pazienza, l'importante è giocare dignitosamente ed effettuare un primo "strappo" tra Udine e Cagliari in casa. Poi arriverà l'Empoli al Dall'ara e lì ci vuole lo stadio pieno. Due parole sulla conferenza stampa di fine gara di Destro, diretto, sincero, umile, autocritico e ragionante come è raro vedere in un calciatore. Lasciatelo parlare, ascoltare la verità fa male solo alle cattive coscienze. E lasciatelo giocare, se è a posto, con le stesse possibilità degli altri.
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