Due o tre cose su Basket City dopo che ieri il presidente della Fortitudo, Christian Pavani, ha detto che a queste condizioni, ovvero in questo limbo in cui non si decide nulla, aspettando che le decisioni maturino da sole quasi fossero un malato che aspetta di finire la quarantema, considera difficile andare avanti. Difficile, non impossibile. Aggiungo che sono offensivi, per il buon senso di tutti, per la Fortitudo in questo caso, per Varese qualche giorno fa, per chiunque ieri e domani, i commenti di chi dice che certi commenti sono influenzati dalla classifica. Per me un errore del basket è proprio quello di ostinarsi a guardare la classifica, un dato presente, invece di occuparsi e preoccuparsi della prossima e delle prossime stagioni, un dato di continuità e di futuro, come se il Covid non ci obbligasse verso schemi nuovi.

1: Basket City è una identità collettiva

Basket City è tale perché ci sono due squadre. L'Olimpia sta facendo una stagioine super ma Milano non è Basket City. Ci fosse solo la Virtus, o solo la Fortitudo, si parlerebbe, ed è già successo, della squadra di Bologna. La particolarità di Basket City è che la sua è una identità collettiva che appartiene anche al campionato. Con Basket City in forma, il campionato è in salute. Lo ha detto persino Massimo Zanetti, che pure è il signor Segafredo: la Virtus ha bisogno della Fortitudo. Dunque, tutto il campionato ha bisogno di Basket City. Il Covid impedendo le trasferte ha tolto uno sponsor non da poco a tutte le squadre che non sono più aperti per i tifosi di Bologna.E viceversa Basket City ha bisogno di un campionato pimpante, frizzante.

2: Basket City è una identita storica

Poi, ma solo poi, bisogna riconoscere che Bologna è oggi Basket City, per tutti, perchè lo era in se'e per se'da anni. Se in una città c'è una squadra che si chiama Gira, perchè fatta nascere da un gruppo di tifosi di Girardengo, significa che il basket, una parte, diventa il nome del tutto. Dentro le mura, il basket batte il calcio, che ha poi il vantaggio di essere elemento unificante per il territorio. Non per niente, e per posizione geografica. la Lega Basket ha sede a Bologna: dovessero spostarla a Milano sarebbe un errore, e non un trasloco ovvio perchè a Milano ci sono la Borsa, la Lega Calcio, e buona parte delle tv sportive. Se la Lega Basket rinuncia alla sua storia è un problema di tutti perchè il basket rinuncia a una sua identità alternativa ( e si schiaccia senza vantaggi su Milano che è interesse di tutti che sia il faro del movimento, ma NON il movimento )

3: Basket City paga, oggi, i suoi anni d'ro

Quando Virtus e Fortitudo invece che il derby giocavano la finale scudetto sotto le Due Torri si pensava di essere in Paradiso. Invece era un momento. Straordinario, ma un momento determinato da una parte dalle intuizioni di Cazzola ben alimentate da sponsorizzazioni extra large che avevano una ragione anche nel Motor Show ( che non c'è più ), e dall'altra dal patrimonio personale di Seragnoli che a un certo momento dovette ascoltare uno dei suoi commercialisti. Virtussino oltre tutto, ma lucido e non tifoso: Giorgio, qui il suo maggior ricavo è se lascia la squadra ad altri, e si risparmia altre spese. Quel momento invece che essere giudicato una gioiosa è diventato un orizzonte inseguito in ogni modo. Senza fotografare che, intanto, tutta quella ricchezza, generata dal basket, era finita altrove. In questo, Basket City è il basket: della ricchezza di quegli anni lunghi, dal contratto tv di De Michelis in poi, è rimasto poco, la stessa Lega Basket ha imposto una cira dimagrante ai suoi uffici, riducendo personale e spazi. Oggi poi siamo ricchi di dubbi: tornerà a essere un valore il basket, torneranno in automatico le persone nei palasport ?

4: Basket City è un progetto

Nelle ultime stagioni, tornate in A Virtus e Fortitudo, Basket City è tornata ad essere un centro progettuale, non IL centro, del campionato: il mercato di entrambe, la Segafredo Arena in Fiera, la casa F appena presentata, ambizioni europee motivate o anche mal riposte. Hanno sbagliato insieme i conti sul Covid, Virtus e Fortitudo, come tutti, e adesso pagano in modo diverso, come diversi sono i modelli che rappresentano: il proprietario sponsor da una parte; la squadra di partner, ma non il consorzio piramidale tipo Treviso, dall'altra. A entrambi i club mancano gli incassi che non sono solo un patrimonio, ma rappresentano il cuscinetto su cui sono appoggiate quasi tutte le operazioni. E infatti, senza pubblico, Virtus e Fortitudo sono in difficoltà come società, ma le squadre stanno pagando un conto addirittura esagerato in termini di partite lasciate andare che i tifosi invece avrebbero vinto per i giocatori facendoli forti. Cosa succede nella prossima stagione ? Non lo sa nessuno. Va bene che anche il Governo non sembra rapidissimo, eufemismo, nel compilare i piani da presentare all'Europa, ma ci sono scadenze che sono più vicine di quel che sembra. La prossima stagione la giocherà, in serie A, chi se lo potrà permettere. L'impressione è che si partirà con capienze ridotte, dunque di nuovo senza campagne abbonamenti possibili, dunque senza la prima misura del consenso che infatti sarà difficile anche ricostruire. La ricchezza di questi due anni miseri finita all'esterno, a giocatori che, bisognerà pur dirlo, non sembra abbiano contribuito molto a risolvere i problemi delle loro società. E la ricchezza di Basket City come una grossa incognita: tornerà a essere la benzina principale dei club ? Il segreto di Pulcinella è che alla fine di questa stagione non ci saranno retrocessioni, però nessuno prende il coraggio di dirlo, come se al tempo del Covid il diritto sportivo non avesse dovuto già subire gli oltraggi di partite rinviate, di squadre sconvolte nel loro rendimento. Ha detto Pavani ieri: abbiamo presentato un progetto, noi e Virtus, ma nessuno risponde. I tempi lenti della Lega Basket, intendeva, non sono quelli dei momenti che stiamo attraversando. Non possiamo pensare semplicemente di ripartire, dobbiamo immaginare una partenza nuova. Non possiamo impegnarci come se fossimo, a Bologna e altrove, la Basket City che gioca la finale scudetto, ma ci dobbiamo impegnare, tutti insieme, per essere la Basket City che è obbligata dalla sua storia a essere un progetto per se'e per gli altri. Senza paura, con quel coraggio che in questa città ha fatto nascere un palasport dalle maceruie del dopoguerra, che ha trasformato un padiglione nell'unico motivo per aprire la Fiera. Ecco, ci vorrebbe un po'di fierezza invece di questo silenzio rassegnato: un po'di zone press invece che la paralizzante zona rossa dei pensieri.

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