Non credo che riuscirò a restare sveglio per la finale Nba. Per la prima volta, io innamorato dei Celtics fin da quando vidi in vecchi filmati Bob Cousy, tifo Lakers. Non contro Miami, ma per il basket. In quest'anno di tanti dolori, la vittoria di Los Angeles serve anche a rimettere in riga quanti in certi dati di ascolto delle finali hanno letto invece che una eroica resistenza, sportiva e sociale, un pedaggio salato pagato, appunto per essere uno sport con una precisa anima sociale, al fastidio verso Trump. L'Nba quest'anno ha fatto uno scatto in avanti, si è incamminata per strade nuove: normale che sia stato un viaggio difficile, normale pure che gli scossoni dureranno. Ma quello che ha progettato la Lega, sia tirando la volata al gruppo, che reagendo alla pressione dei giocatori, che hanno alla guida del sindacato anche un italiano top come Matteo Zuretti, è un basket allargato ben oltre i confini del campo, come e più di quanti bisognerebbe, forse, allargare l'area del tiro da tre.

Strane sensazioni

Torna Ferrero, ed è ovviamente il benvenuto; torna pure il pubblico, pare, per il derby Varese Cantù. L'impressione è però quella di un week end finale: da lunedì comincerà l'ennesima nuova stagione. Semplicemente perchè il basket non è un'isola, e dunque dovremo fare pure noi i conti coi contagi che salgono, e con decisioni drastiche sulle capienze dei palasport.

Messaggi digitali e messaggi tessili

Intanto il week end, con Messina e Datome prima, poi Scariolo, e domenica Belinelli, Melli e Gallinari. riscattati dal silenzio per il Festival dello Sport di Gazzetta che ha dovuto cancellare tutti gli incontri live, rimediando col digitale, che magari permette pure il dialogo invece dei quasi monologhi che di solito ci sono a teatro o in ambiti che imbarazzano il pubblico, lascia una eredità precisa al mondo del basket: bisogna smetterla con questo silenzio stampa, con la stampa e con la gente, che non produce niente di buono. Parentesi personale: ho presentato ancora mesi fa a Lega Basket un progetto. Si chiama Who teach ? è firmato da Valentino Magliaro, con cui ho il piacere di lavorare, e consiste nello sfruttare, dunque nel non subire, la didattica a distanza. In pratica, a un certo momento, l'insegnante chiama l'ospite, nella sorpresa dei ragazzi: la lezione non perde di credibilità, semplicemente si allarga ( evidentemente questo dell'allargamento è il mio chiodo fisso del giorno ). Non solo: l'allenatore o il giocatore nemmeno devono andare a scuola, possono benissimo collegarsi dalla palestra degli allenamenti. Mi faranno sapere, hanno detto, mesi fa. Aspetto paziente come sto aspettando di avere da Gepi Cucciari il suo monologo sul basket interpretato per la festa dei 50 anni della Lega Basket oggi Lba.

Le maglie di Teo

Ho cominciato parlando della Not Banal Association che è diventata la Nba. Chiudo con la linea di merchandising firmata da Teodosic. Per quanto scritto, è ovvio che il mio voto è un dieci e lode. Non è colpa di Teodosic non conoscere la storia dello Zecchino d'oro, però uno che a Bologna porta quel numero, essendo il 4 di Brunamonti già ritirato dalla Virtus, e si muove in campo in effetti come un felino, facendo le fusa a tutti con assist e canestri da tre, avrebbe avuto successo anche chiamando la sua linea Miao44.

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