Domani si svolgerà la prima udienza davanti al Tribunale Federale per il caso delle plusvalenze, in cui sono coinvolti undici club: Juventus, Napoli, Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Chievo, Novara e Pescara (nella prima tranche di accuse, mentre un secondo filone di indagine riguarda l’Inter). Calcio e Finanza ha potuto visionare il fascicolo della Procura FIGC riguardante il club bianconero, che ruota intorno a un passaggio in particolare: “Dal raffronto tra i corrispettivi riconosciuti nelle operazioni – si legge nell’atto della Procura -, corrispettivi effettivamente pagati non trattandosi di operazioni incrociate, con quelli delle operazioni segnalate da Covisoc si può notare che, quando le società devono sostenere esborsi finanziari effettivi, attribuiscono ai diritti alle prestazioni dei calciatori valori inferiori a quelli concordati nelle operazioni incrociate, pur trattandosi – in quest’ultimo caso – di calciatori che presentano carriera sportiva meno importante e profilo tecnico di minore caratura. Le transazioni comparabili dimostrano quindi che i valori attribuiti ai diritti oggetto di scambio senza trasferimenti di denaro o con conguagli di importo contenuto non corrispondono ai valori di mercato”.

L’indagine ha riguardato in particolare quindi le operazioni incrociate, ovverosia quegli affari “pressoché contestuali che coinvolgono le medesime due società ed i cui prezzi di compravendita si equivalgono o quasi, generando così crediti e debiti di pari importo che si estinguono per compensazione senza generare né incassi né pagamenti, quindi prive o pressoché prive di movimentazione finanziaria. Tali scambi incrociati generano così effetti patrimoniali (acquisti di diritti) ed economici (vendite di diritti) ma senza impegnare le società dal punto di vista finanziario.

Pur considerata la peculiarità del “mercato calcistico”, le compravendite oggetto dell’indagine presentano aspetti “anomali” che rendono verosimile che la trattativa condotta sia stata influenzata da ragioni che esulano dall’ambito tecnico/sportivo per sconfinare nelle “politiche di bilancio”.

Tra i club finiti nel mirino, la Procura parte dalla Juventus, analizzando tutte le plusvalenze e gli acquisti effettuati in queste operazioni: complessivamente, le cessioni sono valse 216,3 milioni per complessive 152,2 milioni di plusvalenze, mentre gli acquisti hanno portato un esborso pari a 207,2 milioni. Tuttavia, alcune operazioni (come ad esempio lo scambio Cancelo-Danilo o quello Pjanic-Arthur) sono stati ritenuti effettuate ai giusti valori: secondo la Procura, quindi, le operazioni sotto indagine hanno riguardato 90,5 milioni di cessioni per 80,8 milioni di plusvalenze registrate a bilancio. L’accusa, però, parla di “reali” plusvalenze pari a 28,2 milioni, con plusvalenze quindi ritenute fittizie per 60,3 milioni.

Complessivamente, l’impatto sul patrimonio netto secondo la Procura FIGC è di 111,6 milioni di euro. Cifre che, tuttavia, secondo l’accusa non hanno avuto impatto sulla possibilità del club di iscriversi o meno al campionato o di rispettare gli altri paletti: motivo per cui il deferimento nei confronti della Juventus riguarda solo l’illecito amministrativo che può portare al massimo a una sanzione.

Per quanto riguarda i dirigenti, sono 13 i manager del club bianconero che sono stati deferiti dalla Procura FIGC:

AGNELLI Andrea (Presidente);
NEDVED Pavel (Vice Presidente);
VELLANO Enrico (consigliere);
GARIMBERTI Paolo (consigliere);
GRAZIOLI-VENIER Assia (consigliere);
ARRIVABENE Maurizio (consigliere);
HUGHES – Caitlin Mary (consigliere);
MARILUNGO Daniela (consigliere);
RONCAGLIO Francesco (Consigliere);
BERTOLA Stefano (Chief Financial Officier);
RE Marco (Chief Financial Officier);
PARATICI Fabio (Chief Football Officier);
CHERUBINI Federico (Head of Football Team).

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