Notizie da quel fronte bizzarro che è il basket italiano di serie A. Domenica non si sono giocate due partite: una era un derby lombardo, a ricordare a tutti che il campionato non è poi così nazionale, come era un tempo, se più del 25% delle squadre partecipanti è di una regione, e nel caso specifico sia Cremona che Cantù avevano problemi a formare la squadra con troppi tesserati ...tamponati ; l'altra era Trieste-Reggio Emilia, sintesi estrema della situazione. Una squadra, Trieste, non ha mai aviuto problemi. L'altra, Reggio Emilia, è un problema. In questo contesto la notizia di giornata poteva essere il rinvio deciso dalla Lega di Cantù-Milano di domenica prossima, altro derby lombardo, e di Reggio Emilia-Fortitudo, altro derby, emiliano, per di più speciale visto che entrambe giocano nello stesso impianto, la Unipol Arena. La quale Unipol nemmeno protetta dal suo status di primaria azienda nel campo delle assicurazioni pensava che la sua sponsorizzazione del campionato potesse essere così sfortunata. Poi, è esplosa la bomba. Innescata da un titolo a quattro colonne della Gazzetta che ha esaltato la tripla doppia di Tommaso Baldasso, 16 punti, 10 rimbalzi e 10 assist nella partita persa da Roma, di cui è capitano, contro Venezia, primo italiano a riuscire nell'impresa. Per fortuna sono arrivati subito sul posto, intesi anche come i tavolini dei bar dove la pagina in questione della Gazzetta spingeva a parlare anche di basket e non solo dei tamponi della Lazio, anche gli artificieri della Lega Basket. Con grande sprezzo del pericolo, e con certosina precisione, la Lega Basket ha disinnescato il pericolo: Baldasso ha catturato solo 8 rimbalzi. Nessuna tripla doppia minaccia il campionato, e stanotte avranno gli incubi solo i sacerdoti delle statistiche. Per loro un consiglio: addormentarsi ascolatando De Gregori quando canta, anche se parla di calcio, "che non è da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia".

Tanto si fa quello che decide Milano

Scherzi a parte, sotto canestro è successo quello che tutti dicono sottovoce: si fa quello che dice Milano. C'è ancora chi dice, dopo che ha perso Trump, che il campionato dell'anno scorso è stato sospeso per fare un favore all'Armani. La settimana scorsa Messina aveva provato a convocare gli stati generali: lasciamo stare le coppe per un po', concentriamoci sui campionati, che sono il primo gioiello da salvare. Oltre tutto, bisogna notare, quando nel basket la situazione è difficile vengono dagli allenatori, più che dai dirigenti, le proposte per salvare il movimento. Oggi a Milano è successo molto di più: "A seguito dei test effettuati nella serata di domenica come da protocollo, nel gruppo squadra sono emersi numerosi casi di positività al Covid. Pertanto, l'attività della squadra è stata immediatamente sospesa". Non serve in questo caso nessuna contabilità, uno, e Moraschini era già fermo, o undici fa lo stesso. E'la sirena che suona: per l'Eurolega che finora non ha considerato il problema Covid, per l'attività delle nazionali che si prenderanno, forse, l'ultimo week end di novembre, per tutto il campionato. Vero, stiamo tutti attraversando terreni sconosciuti. Ad esempio, da dato statistico, la scomparsa del fattore campo sta diventando spunto di sociologia cestistica perchè ci sono squadre che senza pubblico si sono letteralmente trasformate, in peggio purtroppo. E la crisi sta segnando in modo diverso i due tipi di società che abbiamo: quelle rette da un proprietario sponsor guardano ai mancati ricavi, quelle che sono un consorzio guardano preoccupate l'aumento dei costi che si rifletterà a fine stagione su sponsor abituati a non svenarsi troppo.

Potere agli allenatori

Come detto, quando la situazione si fa dura, i duri cominciano a giocare. E nel basket i Blues brothers sono gli allenatori. Leggere Carlo Recalcati per credere:"Bisognava programmare una stagione transitoria, dicendo ai club di non svenarsi perchè non sarebbe retrocesso nessuno. Di predisporre i budget tenendo conto di zero incassi. Si sarebbe potuto puntare su una suddivisione in conference, con graduatorie da stilare non in virtù dei punti conquistati bensì delle percentuiali di vittorie. Dopodichè, senza retrocessooni, le si pirtava tutte ai playoff con il più classico dei tabelloni".

 

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