Non c'era Pajola, e la sua mancanza si è sentita, eccome, non solo perché ha appena rinnovato il contratto diventando quello che sognava, una delle pietre fondanti della nuova Virtus; non c'era Belinelli, che tornerà più avanti a regalare certezze, in termini di punti segnati, forse non in termini di difesa agguerrita, a una squadra che di nuovo non arriva a festeggiare a San Valentino e infatti sui social è salutata da un esercitio di innamorati tra il deluso e il perplesso.

Fermata dai suoi limiti

Mette malinconia, più che tristezza, questa Virtus stoppata dai suoi stessi limiti e poi battuta da Venezia che su quei limiti ha costruito la vittoria ( Parentesi: in campionato, al Taliercio, c'era Pajola e ha giocato un'altra Reyer: quindi, da una parte c'è la conferma di quanto non sia banale l'assenza di Alessandro, e dall'altra la conferma che la Segafredo non ha saputo aggiornarsi mentre gli avversari lo hanno fatto ). Mette malinconia una squadra che non riesce a gestire i suoi tanti talenti, evidenziando oltre tutto nelle partite decisive un deficit emotivo che nessuna cura ha saputo eliminare. Si pensava che l'esonero lampo di Djordjevic, e l'effettivo inserimento di Belinelli avessero compattato il gruppo in nuove certezze, invece non è cosi'. Mette malinconia una squadra che non è capace di correggersi, che perde nello stesso modo: a Pesaro l'anno scorso, a Milano quest'anno, anche al Paladozza col Partizan. Mette malinconia e obbliga a riconoscere che oggi la Virtus non vale la Reyer, non vale Milano e, vedremo nel girone di ritorno, se vale Sassari e Brindisi o se la sua missione stagionale si riduce a essere una vittoria possibile dell'Eurocup. Perché l'orizzonte si chiama sempre Euroleague, ma per raggiungerlo bisognerà cominciare a impegnarsi anche politicanente e non solo affidarsi a un gruppo ben più fragile di quel che dovrebbe.

Lungo elenco di rimandati

Infine, mette malinconia il lungo elenco di rimandati che la Reyer ha compilato con così tanta precisione: De Raffaele ha vinto il confronto diretto con Djordjevic, Watt ha vinto anche in modo inatteso quello con Gamble, Teodosic si è perso nel suo stesso labirinto come un generale di Gabriel Garcia Marquez, non parliamo dei cambi. Pagella positiva solo per Hunter, Weems, Ricci e pure per Markovivc che a inizio stagione sembrava una zavorra e che adesso, dopo due mesi tiratissimi, tornato al top, paga il conto degli straordinari. Ecco perchè più tristezza che malinconia. Era triste a primavera la Virtus, che, pure già sfiorita dopo dicembre, pensava al suo primo posto in classifica come a una certezza incontestabile. Mette malinconia oggi per come si è fermata davanti ai suoi limiti invece di provare a superarli, in pratica esponendosi senza difese ( e non senza difesa, che pure nelle partite di cartello è un problema non da poco ) davanti ad avversari che hanno studiato di più.

 

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