Luis Nazario da Lima, in arte Ronaldo, ha raccontato gli aspetti salienti della sua carriera a Sports Illustrated, partendo dal Mondiale 2002, vinto dal Brasile grazie alle sue reti. Questa l'intervista riportata integralmente da TMW: "Molti ricordano ancora il mio look. Davvero orribile! Chiedo scusa a tutte le mamme che hanno visto i figli farsi lo stesso taglio di capelli, ma c'era una ragione: prima della sfida con la Turchia subii un infortunio muscolare. Decisi di tagliarmi i capelli e ovviamente i miei compagni mi dissero di togliere quel "disegno" (la famosa "mezzaluna", ndr). Quando i giornalisti videro il taglio, si dimenticarono dell'infortunio e parlarono solo di questo. Così togliemmo un po' di pressione".

Il nome "fortunato": "È una coincidenza incredibile, che ci siano tanti Ronaldo così bravi. Penso a Cristiano e a Ronaldinho. È una specie di nome fortunato".

I problemi di peso e la voglia matta: "Nella mia testa penso ancora di poter giocare a calcio. Quando vedo un pallone passarmi sulla testa, penso che posso arrivare a colpirlo, ma non ce la faccio. A volte ci sono le partite tra leggende del passato, vorrei tanto partecipare".

Presidente: "Il Real Valladolid è una squadra di prima divisione ma non abbiamo le strutture di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo costruire una città dello sport, anche per il settore giovanile. Sono un po' preso da tutto. Voglio essere vicino ai giocatori, capire di cosa hanno bisogno, ma cerco di stare al mio posto. Non resterò qui per sempre, ho altri progetti in mente. Ma è presto per parlarne: voglio rendere migliore questo club, portarlo a un livello alto. La prospettiva della retrocessione è nuova per me, devo confessare che soffro molto in questa situazione".

Il coronavirus: "Ho passato momenti difficili. I miei genitori sono stati ricoverati per tre settimane, ma adesso sono al sicuro".

I gol preferiti: "Li amo tutti, sono i miei bambini. Ma se proprio devo scegliere, prendo quelli alla Germania nella finale del 2002: non furono i più belli, ma di sicuro i più importanti. Due anni prima nessuno credeva che avrei giocato ancora a calcio, ma sono stato capocannoniere. Quei due gol rappresentano la mia rivincita, la mia battaglia".

Lo stratagemma - Tutti ricordano l'episodio delle convulsioni prima della finale contro la Francia: "In Giappone cercai insistentemente qualcuno per parlare, per evitare di addormentarmi e rivivere quell'episodio. Trovai Dida e gli chiesi di restare con me, di parlare. È stato con me fino a quando non siamo saliti sull'autobus".

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