Sabato, al Mapei Stadium contro il Sassuolo, gli uomini di Mazzarri hanno dilapidato nella ripresa il vantaggio conquistato con merito nel primo tempo. Bene Millico, ancora evanescente Verdi Questione di episodi. Come da sempre ci hanno insegnato nel calcio, quando c'è da commentare qualsivoglia risultato e non si ha la benché minima intenzione di addentrarsi nei particolari. La sconfitta del Torino contro il Sassuolo è stata frutto di episodi, è vero, ma non tutti per merito avversario. Di errori di matrice granata se ne sono visti, alcuni dei quali abbastanza gravi, in antitesi con lo spirito, il carattere e la voglia di fare fatta vedere nel primo tempo. Uno dei migliori della stagione, c'è da dirlo, seguito da una ripresa che definire da incubo pare quasi un complimento. Analizzando gli episodi, ma quelli nel complesso e non solo a favore dell'avversario del Toro, ci si deve fermare un attimo al minuto 50: sostituzione ordinata da Mazzarri, fuori un evanescente Verdi (che nel primo tempo si era mangiato letteralmente il gol del possibile 0-2 che avrebbe messo mezza firma sulla vittoria) e dentro Laxalt. Cambio di sistema di gioco dal 3-4-2-1, su cui il Toro ha costruito l'ottimo (fino a ieri) mese di gennaio, al 3-5-2 con un giocatore (appunto Laxalt) fuori ruolo e quasi mai incisivo nei 40 giri di lancette in cui è rimasto in campo. A guardare l'esito della partita, sicuramente non è stato quel cambio a permettere agli uomini di De Zerbi di conquistare il bottino pieno, ma la mossa di WM è apparso come un vero e proprio manifesto della rinuncia. A giocare, a tentare di segnare il gol dello 0-2 e, successivamente al pari avversario, a riproporsi in avanti alla ricerca del punto della vittoria. Quello che colpisce, analizzando a posteriori, è la miopia nella scelta di un giocatore difensivo quando invece si poteva comodamente puntare sulle ripartenze contro un Sassuolo costretto ad attaccare e a scoprirsi per non incappare nell'ennesima sconfitta in campionato (e con tanto di fischi del pubblico nero verde almeno fino al gol del pari). In campo Laxalt, non l'unica scelta a disposizione del tecnico toscano che, anzi, in panchina poteva contare su una batteria di calciatori offensivi del calibro di Edera, il redivivo Iago Falque (ieri in panchina dopo addirittura 80 giorni) e il giovane Millico. Già, Millico. Uno che è sembrato un veterano nonostante vada per i 20 anni e che in 14 minuti ha fatto più di quanto offerto da Verdi in 50 e da Laxalt in 40. La traversa lambita sul tiro a giro dal vertice dell'area ha dato la conferma di come il giovanissimo classe 2000 abbia tecnica e fame di imporsi: due qualità non da poco, per cui meriterebbe un filino di considerazione in più da parte del suo allenatore. Per il resto è il solito Toro al Mapei Stadium, nel bene e nel male. Belotti a sbattersi lungo tutto il fronte offensivo per creare problemi alla difesa ospite, Aina a confermarsi tecnicamente inferiore alla media degli esterni in serie A e Meité a farsi notare più per gli errori (e pensare che ha giocato solo 11 minuti, con il risultato già sul 2-1 e quindi mandato in campo per dare la scossa ai suoi compagni) che per le giocate degne di nota. L'impressione è che l'effetto 2020, con tre vittorie in 7 giorni la settimana scorsa, sia completamento svanito. Con lui anche le certezze di Mazzarri, di modulo e anche di uomini. (Foto: Twitter Torino Fc)
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