Nel 1984, ultima sfida scudetto tra Milano e Virtus, Ettore Messina era al primo anno da assistente di Bucci: veniva da un brillante esordio in serie A2 come aiuto di Massimo Mangano e da head coach sempre di Udine aveva vinto la Summer League. Chiamato a Bologna dall'avvocato Porelli aveva due compiti: aiutare Alberto Bucci con l'inglese e dirigere il settore giovanile, mestiere che Ettore al tempo considerava unico orizzonte possibile. Quell'anno lo scudetto della stella arrivò per la Virtus in una serie strana: vinse due volte in trasferta e perse gara 2 in casa. Sempre nel 1984 Sasha Djordjevic non aveva ancora svelato tutto il suo talento, che scoprimmo una prima volta ai mondiali juniores di Bormio nell'87, play di una nazionale ancora jugoslava impressionante con Kukoc, Divac, Radja.Se aggiungiamo che tutti i giocatori di Armani e Segafredo sono nati dopo l'84, si capisce in fretta che la presunta storia infinita tra MIlano e Virtus è più opportunamente da condensare nelle ultime due stagioni, tenendo il conto delle tante rivalità, e dei temi contrapposti.

La panchina

Ettore Messina è tornato in Italia, nonostante avesse già avuito contatti in passato, sempre con Milano, quando finalmente è riuscito a disegnare una organizzazione pari alle sue attese ( memorabile il fatto che uno dei suoi primi interventi fu realizzare uno spogliatoio unioco per la squadra, prima si accettava la divisione in blocchi ) e a convincere lo staff Armani che era questo, e non altri, il primo mattone per costruire una casa solida. Sasha Djordjevic, che pure aveva già allenato a Milano, è tornato in Italia quasi all'improvviso, chiamato in tempi non eleganti ( era appena scomparso Bucci ) a sostituire Sacripanti sulla panchina della Virtus. Messina ha detto: partiamo dall'organizzazione, e tengo io il timone. Djordjevic ha detto: voglio riportare la Virtus dov'era ( sottinteso, ai tempi di Massina ), dunque voglio che tutti si preparino per il meglio, dal primo giocatore all'ultimo dei dipendenti. Le loro strade si sono incrociate anche nella scelta dei giocatori da cui partire: Rodriguez e Teodosic. Il primo è stato convinto anche dall'Eurolega. Il secondo è stato convinto dal suo allenatore in Nazionale che poi, per averlo brillante con e per la Virtus, alla Nazionale lo ha pure negato.

Le proprietà

Armani è un colosso della moda. Zanetti è un colosso della ristorazione. Sono entrambi ambiziosi per natura e per stile aziendale. Armani è praticamente milanese, è discreto, è arrivato al basket anche per i trascorsi da giocatrice della sorella Rosanna. Zanetti Bologna la conosce bene, anche se non ci vive:nello sport ha fatto tanto. Lui pure ha un legame di famiglia col basket, merito della madre giocatrice, e adesso sta investendo tanto sul basket femminile. Uno scudetto con le donne sarebbe - ha detto- "una cosa super storica". Normale che siano rivali, le società addirittura più delle squadre, che almeno in campo hanno uno sfogo. che si misurino budget e strategie. Normale pure che le punzecchiatire arrivino soprattutto da Bologna: è sempre chi è dietro che deve guadagnare terreno.

L'anno scorso

Nel campionato sospeso, che la Virtus considera ancora una ferita aperta, senza ricordare che c'erano già stati, prima dello stop, l'uscita veloce in  coppa Italia, la sconfitta interna col Partizan e la Intercontinentale persa in modo anonimo a dire che la squadra non era più pimpantissima. la Segafredo ha vinto nettamente contro MIlano. Non solo: aveva un vantaggio chiaro, che non era solo la fotografia di una marcia più sicura, ma anche una differenza evidente. L'anno scorso la Virtus ha indovinato tutto, compreso il no alla Nazionale di Teodosic, mentre Milano ha sbagliato alcune scelte, in primis quella di Mack, che ha in pratica tolto il turbo a Rodriguez. Ma non ci sono dubbi sul fatto che attorno a Natale 2019, derby compreso, fosse la Segafredo la squadra più brillate, e la società in vetrina grazie al progetto dell'Arena in fiera.

Quest'anno

Il mercato di Milano ha depresso nell'estate scorsa la Virtus che, oltre tutto, ha affrontato la preparazione con difficoltà varie, legate al Covid. Oggi Djordjevic, e non solo lui, critica apertamente la Supercoppa che ha accorciato i tempi di maturazione delle sqaudre, ha obbligato i coach a raccogliere, cercare di raccogliere dei risultati troppo presto. Resta il fatto che i colpi dell'Armani, comunque pareggiati dalla Virtus, semplicemente con due scelte diverse, verso gli stranieri Milano, verso gli italiani la Virtus, con l'intenzione a Bologna di essere un laboratorio anche per la Nazionale, italiana stavolta, hanno tolto entusiasmo all'inizio a tutto l'ambiente: ci tocca giocare per arrivare secondi era un ritornello di tanti. E la canzone è rimasta ancor più nella mente proprio per la finale della Supercoppa, vinta da Milano: non in modo netto, ma dando l'impressione di avere sempre la partita in mano. Alla fine, raggiante, Messina disse: "Sono contento, perchè gli abbiamo riempito la testa di dubbi". . Una considerazione del genere non si trova nelle statistiche, ma i campionati si vincono, e si perdono, anche così.

Belinelli

Poi, strada facendo, senza tornare sul fanoso esonero lampo, è arrivato Belinelli ad accorciare le distanze. Così come ora l'infortunio di Tessitori le riallontana, anche se all'Armani tocca il turn over. A Milano, persa la partita dopo aver lasciato il biglietto per la finale dell'Euroocup a Kazan, Djordjevic disse che i suoi, e si capiva benissimo a chi pensava, Gamble e Weems, si erano presentati senza denti e senza dentiere. Niente in confronto a quello che deve aver detto in spogliatoio dopo l'orrendo secondo quarto di gara 3 a Treviso: è nata al Palaverde una Virtus nuova, più solida in difesa, meno farfallona, sempre aggrappata al talento di teodosic e di Belinelli ma con gli altri, tutti, Pajola in primis, capaci di fare qualcosa di importante. La Virtus arriva in finale con un 6-0 che proprio Teodosic ha fotografato come impresa di grande valore in modo indiretto:"Abbiamo vinto 3 partite contro Brindisi che avrebbe meritato di chiudere la regular season al primo posto per come ha giocato sempre". Pure Milano arriva in finale con un 6-0, e con la tappa di Colonia che è servita a irrobustire ancor più le certezze di un gruppo che pure in Italia non ha la stessa taglia fisica che ha in  Eurolega. Milano è in vantaggio, la Virtus parte di rincorsa: sono due anni che si inseguono, anche sul mercato, e forse non la smetteranno nemmeno in finale. Chi vince è quello che ha meno da perdere ? Uno scudettio non è questione da contabili. Forse da odontotecnici: vedremo chi porterà sempre denti e dentiere.

 

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