Il rientro di Icardi riporta l'Inter ai tempi d'oro e rilancia le quotazioni per Champions. Due schiaffi non bastano a mettere al tappeto il Milan, che rimonta e continua la scalata

- di Enzo Cartaregia -

Lo strappo al campionato lo danno quando le rivali si adagiano. E conta soprattutto il lungo elenco delle occasioni perse, per Inter e Milan. Ma alle soglie dell’ultima sosta prevista è soltanto la voce delle meneghine a rimbombare sui campi della Serie A. I nerazzurri si ritrovano allora di colpo, ai danni della Sampdoria, infierendo sui blucerchiati con cinque gol per mettere alle spalle la crisi. I rossoneri non perdono invece velocità e ribaltano il Chievo (3-2 il finale) per proseguire l’avanzata, anche tra le insidie.

PRIMAVERA ALL’IMPROVVISO. L’INTER RISORGE  - Spiegarlo senza tener conto di tre mesi di crisi sembra semplicemente impossibile. Al netto degli effetti agonizzanti che hanno rivoltato la stagione interista, la differenza parrebbe però soltanto una: la presenza di Mauro Icardi. Sembra impossibile, risolverla così. Impossibile come pare lo 0-5 che in un mezzogiorno di fuoco rialza la formazione di Luciano Spalletti. Eppure è davanti a quella Sampdoria che doveva preparare la trappola, ma stende il red carpet ai nerazzurri, che il terremoto Icardi fa piazza pulita di ogni critica. Dovevano essere 90’ di cui disfarsi in fretta, per genovesi e meneghini. Per approdare senza sorpresealla sosta tanto agognata in un 2018 in salita. Ed invece il match è l’occasione di netto ritorno al passato, da quello di un’Inter da prima fila a quello dei conti risolti all’appuntamento da ex, per il bomber argentino.

Il capitano, quindi, totalizza la scena. Supera i 100 gol, spezza 71 giorni di digiuno, sale ad una media di un gol ogni 96’. Non può però essere bastato Icardi a premere il tasto reset, al (pieno) rientro dall’infortunio. L’Inter si ritrova in tutta se stessa, quando a Genova si presenta con la stessa formazione condannata dai risultati e dai fischi dei suoi tifosi. Ci sono infatti Perisic e Brozovic, nel 4-2-3-1 che riaccende i motori, come l’ousider Rafihna. A rischio di sembrar “di coccio”,  mister Spalletti insiste. E sembrano anche troppi 26’ per vedere Ivan Perisic aprire il fuoco alla quinta palla gol ospite. Procurato un rigore, Icardi raddoppia e chiude la striscia di quattro rigori parati per Viviano.

E’ il centesimo centro per l’argentino, che si ripete di tacco un minuto dopo. L’Inter è  fuori dalla crisi, ma la furia non si placa. A cavallo tra inizio e fine dell’intervallo, Icardi segna prima il poker dei suoi e poi quello personale. Cala il sipario sullo 0-5, serve il sorpasso dei nerazzurri sulla Lazio al quarto posto e tiene intatti i cinque punti di distacco dall'onda Milan. Affonda la Samp, adesso a quota 44. A distanza di sei punti ed un abisso dall’Europa League, finiscono in mille pezzi gli equilibri della formazione di Giampaolo. E forse anche la sua panchina. Il colpo di scena è però sulla testa dell'undici nerazzurro, unico protagonista di una grigia giornata di testacoda per tutti i competitor. Nel match chiave, il contraccolpo è troppo forte per lasciare dubbi. L’Inter è di nuovo in corsa. Ed è l’ultima occasione, per restarci.

SETTE VITE. NESSUNO FERMA IL MILAN – L’eccezione e la regola. Non mancano né una, né l’altra in un Milan che ottiene sempre lo stesso risultato. L’istinto naturale per la vittoria, statisticamente una certezza per la formazione di Rino Gattuso, non può infatti placarsi davanti ad un Chievo modesto. Che pure ha messo paura, giusto a ricordare che il calcio non si gioca da soli, nemmeno tra sette vittorie consecutive e sorpassi ripetuti. La rimonta gialloblù, prima di essere capovolta nel 3-2 milanista, si tradisce però come un semplice effetto speciale. Perché sono giusto la gestione del tempo ed il gioco tenuti stretti a San Siro a sbiadire nella ripresa la forza di volontà dei veronesi. Il 72% di possesso palla e diciannove tiri permettono insomma ai padroni di casa di distillare le forze.

Ed è con questo schema che l’undici rossonero passa oltre lo spettro dello svantaggio, il diluvio, le fatiche delle ultime settimane.  Il gol di Calhanoglu, al 20’, non basta ad agganciare la pausa come previsto. Due momenti di black-out in difesa risvegliano l’istinto di sopravvivenza del Chievo, che in appena due minuti mette il muso avanti. Stepinski a bruciapelo ed Inglese con un colpo da cecchino fanno infatti montare i fantasmi nella testa dei rossoneri. A Righio basta comunque l’intervallo, per rimettere in piedi un Milan che di conclusione in conclusione matura il pari.  Arriva a freddo, il 2-2, convalidato dalla Var, con la gioia che scoppia nella corsa di Cutrone verso la curva. E riprende il crescendo, in un rewind dell’ultima in Serie A. Ecco il cambio ed ancora il successo, che si ri-materializza nell’incornata di André Silva, l’uomo della provvidenza.

La Var conferma intanto un rigore per i rossoneri. Sorrentino si oppone a Kessie e cala il sipario, che segna l’ennesima tappa bruciata dai milanisti. Il sogno Champions è ancora vivo, se il Milan sale a quota 50 ed è ora a -4 dalla Lazio. Sotto c’è il vuoto e l’Europa è già blindata. Giusto per archiviare l’eliminazione in Europa League patita dall’Arsenal. Crolla il Chievo, alla decima sconfitta in dodici gare e che adesso rischia, distante appena un punto dalla zona rossa. E cambieranno anche le circostanze, con sempre più sorprese e sempre meno tempo. Tra una curva e l’altra del pazzo cammino dei rossoneri. Intanto, la regola resta. Il Milan corre sempre più forte. Stavolta lo fa contro il tempo.

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