Intervista a Filippo Grassia, storico radio-moviolista di Rai Radio 1 Sport e mostro sacro del giornalismo italiano

Filippo Grassia è la storica voce di Rai Radio 1 Sport. Quando parliamo di moviola leghiamo indissolubilmente questo nome a quello di Filippo, che con i suoi programmi ha fatto - e continua a fare - scuola sull'argomento. Filippo, intanto buongiorno. Buongiorno a te. Qualche mese fa tu hai rilasciato un'intervista dove dicesti che la moviola ai tempi del VAR non sarebbe progressivamente scomparsa, ma anzi, si sarebbe piuttosto rafforzata. Ti chiedo: sei ancora di quest'opinione? Ai tempi del VAR, quale può essere l'utilità della moviola? C' è bisogno della moviola perché manca uniformità. Non è un problema del VAR, ma di come lo si usa. Purtroppo oggi il livello della classe arbitrale è diminuito e si tende a usare questo strumento come una badante. Esempio: nel finale di Roma-Genoa, c'era una spinta solare di Florenzi su Pandev. L'arbitro era lì accanto e non è intervenuto. Questo non è un problema del VAR ma dell'arbitro in campo che non ha saputo esercitare la propria funzione. Gli arbitri non stanno riuscendo a coniugare il ruolo che avevano un tempo con l'indirizzo tecnologico: spesso c'è dicotomia tra le scelte in campo e quelle in cabina VAR.  C'è un problema nelle designazioni? Come un grande giocatore non per forza di cose è un grande allenatore, così un grande arbitro non è detto che diventi un grande designatore. Forse Rizzoli non è all'altezza: perché in alcune situazioni basterebbe spiegare agli arbitri come si dovrebbero comportare, ad esempio sui falli di mano.  Ci vorrebbe anche che gli addetti ai lavori conoscessero più attentamente il regolamento. Vedi De Zerbi dopo Lazio-Sassuolo.  Si, ma questo perché manca anche comunicazione della classe arbitrale. Dopo le gare di Champions, Rosetti fa apparire sul sito della UEFA le immagini e le spiegazioni degli episodi arbitrali della partita, come nel caso del rigore che ha portato il Manchester United a sorpresa ai quarti, o nell'episodio del rigore causato da Florenzi a Oporto. Questo serve a smorzare tutte le polemiche. Invece, in Italia, io ricordo che nel 1981 si diceva che gli arbitri avrebbero cominciato a parlare di lì a poco: sono passati 38 anni e siamo sempre allo stesso punto. Nel basket NBA, dopo l'on field rewiew, gli arbitri vanno alla postazione dei telecronisti, a bordo campo, e spiegano perché hanno preso una decisione piuttosto che un'altra: potrebbe essere un buon punto di partenza? Io direi che possiamo prendere, allora, come esempio il rugby: qui l'arbitro, dopo il tv referee, spiega tutto ai giocatori coinvolti nel dettaglio. E' successo anche in finale di Coppa del Mondo. Quello che ha visto l'arbitro era quello che hanno visto i giocatori, il pubblico all'interno stadio e chiunque fosse collegato. Invece il calcio ha timore di mostrarsi completamente.  Invece il tifoso di calcio, Grassia, cosa ne pensa dell'introduzione della tecnologia? Ci ha tolto qualcosa a livello di emozioni? Intanto tra VAR e gol line technology abbiamo risolto un paio di situazioni importanti. Io credo che si potrebbe migliorare ancora sui gol in fuorigioco, sui quali secondo me ci dovrebbe essere una tolleranza di almeno 5 cm per la correzione della parallasse. Poi, un punto che ancora non funziona è il tempo di decisione: impossibile che l'arbitro Calvarese impieghi due minuti per decidere se è angolo o rigore, quando al massimo, in 45", ci sarebbe stata la possibilità di sciogliere il dubbio. Oppure, andiamo al momento in cui si segna un gol: non si può placare l'emozione che provano tutte le parti in causa, la gioia dei giocatori che si abbracciano, la tristezza di quelli che hanno subito il gol, ribaltando una situazione dopo 2 o 3 minuti, bisogna essere più tempestivi. Poi ci sono i casi i limite, come i 9 minuti per decidere se ci fosse un rigore in favore del Frosinone nel finale della gara contro il Parma.  Ecco, anche lì: per vedere poi che cosa? Se forse, sulla battuta della punizione, c'era un fuorigioco millimetrico? Quando non riesci a capire, la prima, la seconda, la terza volta, meglio lasciar perdere.  Filippo io ti ringrazio per la disponibilità: ascoltandoti si riesce sempre ad arricchire la propria conoscenza sulla moviola.  Grazie a te e a chi ci leggerà, buona giornata.
Calciomercato Bologna, due difensori sul taccuino di Sabatini
Il presidente della Federciclismo italiana Renato di Rocco in Sicilia

💬 Commenti