Mattia Destro e Roberto Donadoni ai tempi del Bologna (ph. zimbio)

C'è un particolare sottile che compare sulla stampa "amica" da qualche giorno. E cioè una sorta di conto economico "aggregato" tra Bologna e Impact, cifra distillata - immagino - dal cardinalesco Claudio Fenucci, dirigente di qualità avvezzo ai capitoli di bilancio e alle pratiche "democristiane" di orientare, catturare e trattenere il consenso. Quando parla il CEO di Casteldebole i giovani cronisti si pongono sugli attenti. Quindi scrivere che ci sono 50 milioni di € da ripianare tra i rossoblù e i nerazzurri canadesi non significa molto ai fini del calciomercato nostrano (gli Impact ci rimettono, poniamo, 20 milioni di dollari. Embè, checcefrega?) ma determina una sorta di "alto là, chi va là" sulle prospettive di acquisizione di giocatori più forti.

Non credo che la sottolineatura, apparentemente marginalissima ai limiti della insignificanza, sia sfuggita a Sinisa Mihajlovic. Il quale in due recentissime occasioni ha voluto evidenziare che obiettivi europei si raggiungono solo con giocatori europei. Bravi, raggiungibili e costosi: uno per reparto, a essere precisi. Lui non intendeva Schouten, per chiarire, e nemmeno Tomiyasu. Intendeva Osimhen, per esempio (quello che potrebbe andare a Napoli), che candidamente - ma forse poi nemmeno troppo - Walter Sabatini ha ammesso essere stato un suo obiettivo. Lasciato perdere per insufficienza di conquibus. 

Bene, quando il club e il tecnico si mandano messaggi pubblici...insomma, è già successo con Donadoni (allenatore più "adatto" a questo tipo di società perché più aziendalista e meno "pretenzioso") e poteva finire meglio, ecco. 

E' verissimo che il profilo "umano" - ragguardevole - del Bologna verso di lui impone a Mihajlovic una rispettosa prudenza. E che, se non è stato del tutto accontentato sul piano della costruzione della squadra, almeno sul versante dello stipendio...beh, siamo in Europa League. Lì, sì: 2 milioni di € l'anno...hanno la coda lunga. 

Del resto la sua annata non è giudicabile. Lontani i numeri del Sinisa 2019, malattia e stop causa Covid rendono questo campionato una categoria dello spirito, perfetto per rimandare ancora di un anno salti di qualità, innalzamento di asticelle et similia. Personalmente sono contrarissimo ai ripetuti rinnovi contrattuali, si tratti anche di Guardiola, ma nonostante ciò Il tecnico serbo si vede che morde un po' il freno e comincia a mostrare insofferenze...sintomo del fatto che è sulla via della guarigione. Lui per primo sa però che il rovescio della medaglia della normalità è che cadono gli scudi difensivi, e si viene giudicati su scelte talora cervellotiche, cambi ritardati, difese colabrodo e tutto il campionario della ordinarietà pallonara...assente da Bologna da tempo. 

A proposito di difesa colabrodo, suggerisco di guardare più quei numeri che non le ostilità, vere e presunte, del VAR. Essere decimi - senza un bomber per metà stagione -  è un miracolo tipo la liquefazione del sangue di San Gennaro. San Siro non è un caso, è il coronamento...no, non di un progetto, ma di un percorso da migliorare.

Proviamo a tenerne conto per il prossimo anno. Questo è andato così. Decimi come la Mas, avrebbero detto nel poco gradevole Ventennio. 

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