Antonio Conte (Zimbio.com)

 

Conte-Marocchi, atto secondo. Dopo le scintille della scorsa settimana, dove il tecnico dell'Inter invitava l'opinionista sky a "togliere il vino da tavola", la discussione tra i due ex Juventus è proseguita pure oggi nel post-gara di Inter-Torino. Marocchi ha chiesto a Conte:

"Stai chiedendo troppo ai tuoi giocatori? Quando si butta il cappello in aria, i tuoi travolgerebbero chiunque, forse stai chiedendo troppo loro".

Velenosa la risposta da parte del tecnico pugliese: "Ma Giancarlo quando butti il cappello in aria come dici tu, può succedere di tutto. In qualsiasi situazione ci deve essere sempre un filo conduttore, altrimenti di che parliamo, di chiacchiere da bar. Se il calcio è ‘buttiamo il cappello in aria', tutti in area e andiamo a fare la lotta, allora non sono io quell’allenatore. Magari ne conoscete qualcuno che va bene per voi, penso di aver vinto qualcosa in carriera, non giocando col cappello all’aria, buttando il pallone avanti e andando di fisico e furore. Non posso accettare che mi si venga detta una cosa del genere".

Marocchi allora ha replicato: "Però Antonio è un dato di fatto quando la tua squadra prova a giocare lo fa con una lentezza esasperante". Il clima si è poi disteso e Conte ha risposto senza più entrale in polemica con le seguenti parole: "Diciamo che abbiamo giocato prima molto lenti, poi abbiamo alzato i ritmi con grande velocità. Quando giocavamo noi erano altri tempi, se ti ricordi alla Juventus c'erano i campioni e facevano tutto loro. Oggi c'è una situazione e organizzazione diversa. Un allenatore dà un'impronta, mentre prima c'era molto improvvisazione. È giusto che capiate il calcio che non è cappello in aria. Lo devono capire i miei giocatori? Non so se loro o voi".

 

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