Quanto è difficile fare il fuorisede a Bologna quando la casa che sembrava perfetta in realtà non rispetta le apparenze? Un divertente parallelismo con il calcioNeanche gli pareva vero di aver trovato casa. Quella casa, poi! “Vedi che i sacrifici servono, Filippo (NOME DI FANTASIA, EH!)?” si continuava a ripetere… Eccola lì, bella e centrale, storica, palazzo di pregio, contratto di quelli che ti fanno stare tranquillo per un po’. A prima vista (era luglio e splendeva un sole che accecava, eccome se accecava), disse ai parenti che ci sarebbe pure rimasto “per 10 anni” se glielo avessero proposto. La proprietà, l’amministratore di condominio e l’agente immobiliare gli fecero subito notare la luccicante pulizia dell’ingresso, la praticità del posto auto, la cordialità del portinaio, il lusso persino delle cantine. Smise di chiedersi perchè avessero scelto proprio lui, ingolosito dall’opportunità. E lo colse solo un dubbio, vago: l’inquilino che c’era prima?Lo abbiamo dovuto sfrattare a malincuore, ma sai… aveva fatto appassire troppe piante, non si trovava più bene con la gente del quartiere e di questo passo rischiava di deprezzare l’appartamento: tu saprai comportarti meglio, ne siamo sicuri e l’abbiamo già detto a tutti”. Al proprietario era stato presentato come l’inquilino modello, di buone referenze e soprattutto ottimo (cog)nome: “è tutto bellissimo. Sarà fantastico vivere qui, mi aiuterà a laurearmi e avrò anche modo di divertirmi! E in futuro, è il posto giusto per crearmi una stabilità!” prometteva Filippo, che non stava letteralmente nella pelle. Il primo giorno si rese conto che il televisore forse era un po' piccolo, ma non lo fece presente all’amministratore: era appena arrivato, non gli andava di scocciarlo. Lo disse all'agente immobiliare, che provvide immediatamente a scambiarlo con un mangianastri. Provò a godersi un attimo di relax, ma non appena si sedette sulla poltrona, elegantissima, una molla cedette. Le piante, soprattutto una, la più ingombrante e costosa e curata male per troppo tempo, non riuscirono a tornare rigogliose con un paio di semplici innaffiate. E poi sì, avevano convenuto fin da subito che l’assenza della caldaia sarebbe stato un problema la cui risoluzione se la sarebbe accollata la proprietà: in tempo utile per i primi freddi, l’amministratore diede incarico all’agente immobiliare di consegne a Filippo un pratico phon… Lo scarico era da aggiustare, gli indicarono lo sgabuzzino dove, lui, avrebbe trovato gli strumenti. L’impianto elettrico funzionava solo in certi muri, il ragazzo avrebbe dovuto barcamenarsi nello spostare qua e là le funzionali abat-jour che gli avevano preso; dimenticandosi, di certo involontariamente, di metterlo al corrente del fatto che non era previsto l’acquisto di alcun lampadario. L’armadio era solido ma di fatto l’unico mobile che gli era stato fornito: avrebbe dovuto fungere anche da dispensa e da libreria. L’unica cosa che funzionava perfettamente erano le tapparelle, nessuno da fuori avrebbe dovuto e potuto eventualmente spiare all’interno della casa. Dopo pochi mesi, Filippo ricevette la visita dell’amministratore e dell’agente immobiliare: stava arrivando il proprietario, bisognava che rimanesse ben impressionato. Sarebbe stato abbastanza difficile, viste le condizioni della casa: “stava a te tenerla in ordine, ci fidavamo!”, gli borbottarono. “Non avete fatto neanche uno degli interventi che vi avevo chiesto, diamine!” inveì lui, sconsolato. Tentò di arrangiarsi, cambiò più volte la disposizione del mobilio senza mai trovarsi davvero a proprio agio, finché una sera di inizio dicembre inciampò e cadde rovinosamente: quel dannato tappeto! Peraltro, ormai ingobbito dalla quantità surreale di polvere che vi giaceva sotto da anni. Arrivò l’inverno e l’appartamento cadeva a pezzi, di amici sempre meno, pure la gente del quartiere iniziò a fare meno feste al suo passaggio. E lo studio? Proseguiva a rilento perchè continuava a perdere, il lavandino. E di quadri per coprire certe macchie sull’intonaco (a dire il vero già ben visibili in estate), non ce n'erano abbastanza. Poco tempo, molti pensieri, Filippo dal canto suo non poteva andarsene: le altre case erano già tutte occupate e il senso di fallimento, in quell’oasi dall’apparenza incantevole, avrebbe intaccato la sua nomea di inquilino affidabile. Di contro, probabilmente, non poteva essere cacciato via senza che il proprietario tuonasse contro chi aveva scelto di affidargli casa sua, per la quale aveva speso uno sbanderno di quattrini. Un bel casino fare il fuorisede a Bologna.
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