Marco Panichi

Ci ha lasciati così, senza clamore.
Sabato scorso, alle 17, Marco Panichi il gigante della ristorazione by night di una Bologna che forse non c’è più, legato al cibo, al vino e al football americano ha lasciato la sua Bologna e tante persone che conosceva e che ne serbano un ricordo spesso contraddittorio.
Un po’ ruvido, non facile di carattere, ma in fondo buono a 59 anni aveva vissuto tante fasi della vita bolognese, lui marchigiano di nascita, portando un po’ di innovazione nella ristorazione con due locali che sono entrati nella leggenda culinaria, se non per l’eccellenza del cibo, di certo molto gradevole, per il format utilizzato.
Lo avevo visto la settimana prima, al Siepelungaventiquattro, (ex Frappi) dove spesso passava a salutare Sandro e Silvia, i gestori, ma soprattutto amici.
E proprio una telefonata di Sandro, mi ha ghiacciato quel tardo pomeriggio.
Ripensavo che ci eravamo seduti, lui, Paola, la moglie ed io, chiacchierando del football odierno e di quello andato.
Campione d’Italia con i Doves nel 1985, come giocatore di linea di attacco, c’è chi non lo apprezzava, ma la medaglia al collo l’aveva lui.

Poi dopo una breve carriera in campo quella di allenatore, che è passata per i Towers, mentre ancora giocavo, dove era coach della linea di attacco parte dello staff di Tony Mangiafico.
Fedele alla bandiera, nel più profondo del cuore, Marco era partito dalle giovanili dei Doves dell'84, al punto di essere votato tra i 4 migliori esordienti del torneo, prima di contribuire alla vittoria del titolo nazionale l'anno seguente.

Successivamente, da coach, vinse 3 titoli giovanili sulle panchine di Doves, Towers e Warriors. Nel 2007 è stato motore e cuore della rinascita Doves nella seconda vita della squadra che ha nella colomba (ex Stiassi) il simbolo, con anche un passaggio ai Neptunes. La seconda vita dei Doves con Andrea Kerkoc come presidente, un altro degli amici del Siepelungaventiquattro con il quale ci si intratteneva a parlare dei tempi eroici del football felsineo.Marco Panichi con Guerrino Filippone e Giacomo Giovannetti

Si parlava, quella sera, di “bollicine”, ma soprattutto, una specie di boomerang, di sport, il nostro, quel football che Bologna ha onorato da sempre come una delle piazze più prolifiche. Il suo rimpianto era quello di non essere arrivato ad essere allenatore del reparto di linea offensiva della Nazionale…e diceva che non serve solo essere competenti, serve altro.
La carriera di coach, comunque, lo ha premiato sul campo con tante soddisfazioni agonistiche, ma siccome era incontentabile, correttamente ambizioso e caparbio, forse, prima o poi sarebbe arrivato anche a quello, sebbene il lavoro fosse la sua priorità.

Marco e Paola il giorno del Superbowl di Padova, 2 luglio 1985

Dapprima rappresentante di generi alimentari, poi ristoratore ed esperto commerciante di vini, aveva dato vita a Godot e al wine bar di P.zza S.Stefano. Ma tutto questo ormai è solo legato al ricordo di quel “ciccio”, come lo chiamavano gli amici per la mole non proprio filiforme, che era ormai divenuta la caratteristica di Marco Panichi, indimenticato n 65, offensive tackle dei Doves Campioni d’Italia 1985.

Adesso ha raggiunto i tanti fratelli/avversari che sono passati dall’altra parte e preparano il campo a chi è ancora qui.

Ciao Marco, è stato un piacere condividere il campo da avversari, vestire i colori della stessa squadra e dissertare su tutto e tutti.
Che la terra ti sia lieve, Marco.

 

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