La notizia è nella foto: la Nazionale di basket torna dopo 17 anni ai Giochi Olimpici e va a Tokyo dopo aver steso, a Belgrado, la Serbia. Poi la notizia, in una notte in cui i social sono impazziti d'amore, in una lunga vigilia di una statistica che stavolta potrebbe esaltarci, quella relativa all'ascolto della diretta di Rai 3 che è durata anche per molti dei festeggiamenti in campo, si porta dietro alcune considerazioni:

1 la firma più grande sul risultato è quella di Meo Sacchetti. Ha lui le chiavi del carro dei vincitori: se non vuole far salire nessuno, ne ha pieno diritto; se lui, in accordo con la squadra, che gli è stata vicinissima, e si è visto, vuole trovare un posto per Gallinari, senza crocifiggere nessuno, men che meno Belinelli e Datome, dando il via semmai a una nuova era del basket italiano in cui invece che fare la conta degli assenti si esaltano i presenti, tanto meglio. Poi, Sacchetti è e ha una garanzia: sua moglie si chiama Olimpia. La squadra è stata una famiglia felice, e dirlo è il più bello dei complimenti.

2 la Pfm ha suonato una musica nuova, dove per Pfm si intendono Polonara ( e Pajola: due marchigiani in nazionale, e sette giocatori su 12 con presente o trascorsi in Virtus ), Fontecchio e Mannion, tre azzurri che il basket italiano si sogna. Per meglio dire tre azzurri, due via, Mannion è un discorso a parte, Polonara ( che è stato premiato come Mvp ) e Fontecchio che per sognare in grande hanno diovuto andare all'estero. E lo hanno detto in modo chiaro, uno, Achille, ringraziando l'allenatore che invece di criticare gli errori lo ha lasciato libero di sbagliare fino alla definitiva affermazione, l'altro, Simone, dicendo che all'Alba, nome significativo, sia perchè in contrasto con il nostro momento uun po'crepuscolare, sia perchè a Tokyo cominciamo con la Germania, non lo hanno mai trattato, come in Italia, come uno protetto dalla regola del 6+6

3 andare ai Giochi è già un successo, andarci nel 2021 dei 100 anni della Fip, dunque dei 100 anni di tutti noi, alla vigilia degli Europei che avranno un girone a Milano, è un premio che dobbiamo meritare. Quindi ci aspettiamo adesso che, continuando a gestire Sacchetti la squadra molto bene in campo, ci sia una gestione altrettanto intelligente, empatica e concreta di ogni attività di comunicazione. A Tokyo non ci sarà il pubblico: per questo bisogna andarlo a cercare, bisognerà aiutare i giocatori sui social, ci vorrà una cabina di regia allargata e ognuno di noi, tutte le società, dovremo impegnarci per non perdere una sola singola opportunità. Rischio l'interesse privato in atti di ufficio, però me ne frego. Visto che servirà un hashtag propongo #fieridelbasket, non costruzioni strane tipo #tuttounaltrosport ma l'esaltazione felice e magari coinvolgente di quello che siamo. Se partono delle maglie azzurre in questi giorni non mi scandalizzo, lo scandalo sarebbe non consegnarle a tanta gente vicina al basket, da Mario Draghi a Fedez, e non sorprenda l'accostamento.

4 Quanto sopra, è da programmare già domani, e poterlo programmare, doverlo programmare è il regalo che la squadra ha fatto a tutto il basket. Stasera però è ancora il momento della festa e, fatta salva la premessa di cui al punto 1, siamo tutti autorizzati, e obbligati, a usare la prima persona plurale. Grazie ragazzi, veniamo a Tokyo con Voi ( e con le ragazze del 3x3 ).

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