La scorsa annata è stata per Ciro Immobile della Lazio, a dir poco indimenticabile. Il bomber biancoceleste ha eguagliato il record di gol in Serie A di Higuain, conquistando pure la Scarpa d'Oro con le sue 36 reti nel nostro campionato. Un'attaccante strepitoso che però non è ancora riuscito a sfondare con la Nazionale Italiana. Intervistato da France Football, Immobile ha parlato di vari temi, rivelando il suo modello calcistico di sempre:

"Guardo la lista dei nomi che hanno vinto la Scarpa d’Oro, leggo sempre Messi e Ronaldo, oltre a Luis Suarez. Vedermi al loro fianco è semplicemente fantastico. Senza il Pallone d’Oro, quest’anno non assegnato, la Scarpa d’Oro ha un valore aggiunto. Certo, sono due cose diverse. Ma ho battuto Lewandowski, che quest’anno era un potenziale Pallone d’Oro. Parliamo di un trofeo molto significativo per i marcatori".

 

MODELLO DA SEGUIRE - "Mi piace citare David Trezeguet, con cui ho lavorato alla Juve. Mi ha lasciato un’impressione incredibile, in area non ho mai visto uno come lui. Aveva coordinazione e tecnica per segnare su qualsiasi tipo di cross con qualunque parte del corpo. E poi ricordo Vieri in Nazionale, Pippo Inzaghi in Champions League, Toni e Gilardino ai Mondiali del 2006. Ho iniziato a capire il calcio con questi ragazzi. In Italia abbiamo avuto tanti grandi attaccanti”.

ESPERIENZE ESTERE - "In Germania avrei potuto fare di meglio, ma è stata un'esperienza sfortunata, l'ultima di Jürgen Klopp al Borussia Dortmund. La squadra stava andando male e ne ho risentito anche io. In Spagna non ho mai avuto l'opportunità di esprimere il mio potenziale, ero sempre in panchina anche quando meritavo di giocare. Ho passato un periodo difficile con Emery. Gli italiani all’estero? Marco Verratti, che è un leader al PSG per quello che ha dato alla società e per come lo vedono, è un po un'eccezione. Altri italiani, me compreso, hanno avuto difficoltà all'estero. Non so spiegare il perché. Probabilmente ci adattiamo meno, abbiamo bisogno di più tempo. Zeman? Mi faceva i complimenti: ‘Ma come fai a giocare e ad attaccare con questa forza?’. E non è stato l'unico!".

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