Ve la ricordate quella pubblicità? Ha solo cambiato il nome, e allora ? Una gran rabbia: non la trovo. Ma ormai l'ho usata per l'attacco del pezzo ...Abbiamo cambiato nome, costretti dalla situazione: siamo diventati il Basketbolla. Una promessa è una promessa: avevo promesso di non parlare più di pubblico. Purtroppo, parlare di bolla è come parlare di pubblico, sempre lì torniamo: al fatto che questa stagione deve convivere con il Covid. Convivere e, se ci riusciamo, tutti, sopravvivere. In attesa del prossimo DPCM ascoltando sia chi dice che a porte chiuse, o quasi, possiamo anche fermare il campionato, applaudendo per il coraggio chi prova ad andare avanti, cominciando a trovare imbarazzante il silenzio dei giocatori che stando zitti confondono la difesa del posto di lavoro, un loro diritto, con la difesa del lavoro, ovvero del basket, la battaglia che riguarda tutti, ad ogni livello. Di nuovo, una pubblicità: no incassi, ahiaiai ...

Da Orlando una conferma sull'Nba

La bolla in cui si sta chiudendo la stagione Nba ci consegna due verdetti: da una parte un fastidio crescente verso il gioco attuale, troppo condizionato dal tiro da 3, che ha portato perfino Peterson a dirsi spiaciuto per la piega presa dagli eventi anche per colpa della lucida analisi del suo vecchio play Mike D'Antoni; dall'altra, l'Nba ha ribadito il suo primato organizzativo. La gestione del finale di campionato è una lezione al Cio per le prossime edizioni dei Giochi che dovranno essere così per non spegnere la fiamma olimpica. Non solo: la gestione Nba per contrasto ci fa pensare che attraverso le maglie larghe dell'Eurolega possano passare molti più problemi di quanti ce ne possiamo permettere. Squadre con parecchi positivi, trasferte su campi dove non esistono limitazioni per il pubblico, nessun indirizzo preciso, solo un senso di precarietà. Basta incrociare le dita ? Non è un po'poco come strategia per tempi in cui oltre tutto bisognerebbe avere le mani libere per potersele lavare ?

Cantu'chiama casa ...

La Pallacanestro Cantu'ieri ha annunciato l'inizio dei lavori per il nuovo palasport. E'una notizia, perchè assiame al piatto principale è stato servito il contorno di una nuova progettualità, anticipata d'altra parte l'estate scorsa con la nomina di Roberto Allievi come presidente, un messaggio preciso di continuità e di serietà. Poi, per chi ha memoria, per chi è passato anche per le domeniche sen'auto l'annuncio del non immediato abbandono dal Paladesio è un tuffo nei ricordi. Ultimo palasport lanciato dalla serie A? Quello di Brescia. Una ristrutturazione in realtà, e infatti nel vecchio Eib, vetrina dell'Ente Industrale Bresciano, giocava Cantù nell'anno in cui la norma sulla capienza minima degli impianti era applicata severamente ( già, altri tempi ). La Reyer aveva dovuto abbadonare la Misericordia, una tristezza superata anni dopo solo dalla passeggiata trionfale che si faceva in Riva degli Schiavoni per arrivare all'Arsenale, e giocava a Vicenza che non era ancora lo specchio per una delle squadre femminili più bella del reame, la Zolu.

Il Giro d'Italia dei canestri

Sto divagando, lo so: malinconie autunnali.L'esilio di Cantù durò solo una stagione. Possibile, si chiesero dei tifosi che si trovavano in Pianella, una zona di Cantù, che non si debba andare fino a Brescia per vedere el baschet ? Unirono le forze, trovarono il terreno, e in pochi mesi ecco pronto il Pianella che poi pronto, nel senso di completo, forse non è mai stato, aggrappato a una sua regale precarietà, almeno non guastata dalle trombette come al Taliercio: il fatto che non ci sia pubblico alle partite della Reyer, lo so che avevo promesso un silenzio in materia, le rende ancora più evidenti e fastidiose. Ma in questi giorni di Giro d'Italia sono tanti i palasport da ricordare, per primi quelli intitolati a qualcuno della parrocchia dei canestri come il Pentassuglia a Brindisi, il Sojourner a Rieti, il Rubini a Trieste, il Vendemini a Rimini ( in realtà solo il campo è dedicato ) e il Roberta Serradimigni a Sassari, con scuse preventive per eventuali dimenticanze.. Per tutti, il più bello è il Palazzo, e nemmeno ha bisogno di un nome quello che pure oggi è il Paladozza. Ma la poesia era rappresentata a Caserta. Il Palamaggiò aveva un tunnel di collegamento tra la palestra degli allenamenti e il campo principale, rappresentava l'idea che il settore giovanile dovesse trasferirsi in prima squadra per garantire la continuità del movimento. La tappa più singolare, Foggia: lo stadio, non il palasport, è intitolato a Pino Zaccheria che non ha giocato per Zeman per il semplice fatto che era un giocatore di basket.

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