Il Torino ha ritrovato la vittoria casalinga che mancava dal 5 ottobre contro il Frosinone. Ottime risposte dal tridente offensivo, bene la difesa, Ansaldi gigante sulla fascia<<Genovese che affronti, vittoria che trovi>>. Con un po’ di inventiva potrebbe essere questo il motivetto da canticchiare in casa Torino all’indomani della vittoria casalinga contro il Genoa. I tre punti all’Olimpico mancavano addirittura dal 3-2 rocambolesco contro il Frosinone prima della pausa di ottobre, e sono serviti a conquistare il tanto agognato sesto posto che, a fine stagione, potrebbe valere l’Europa. Certo, stasera dovrà ancora giocare l’Atalanta che, in caso di vittoria, aggancerebbe proprio il Toro, ma l’impegno degli orobici non è dei più facili in casa contro il Napoli di Ancelotti. I granata, impegnati con un’altra genovese, non hanno sicuramente bissato la gara praticamente perfetta giocata contro la Sampdoria, regalando (ieri) quasi un tempo all’avversario prima della rimonta in due minuti. Il Genoa, che ha subito due gol quando il primo tempo stava praticamente finendo, ha confermato il dato negativo che la vede subire reti soprattutto nella mezz’ora finale del primo tempo (adesso a quota 9) e il passivo pesante di reti salito a 29. Il tridente del Toro può dirsi promosso: nel 3-4-1-2 di Mazzarri, infatti, Belotti e Zaza si sono spesso cercati e meno di frequente trovati, ma hanno tenuto sempre impegnata la difesa genoana. A turno, uno dei due si allargava per dare ampiezza alla squadra e togliere il riferimento centrale agli avversari. Iago Falque, in posizione di trequartista, ha giocato tanti palloni e lo ha fatto bene, svariando su tutto il fronte ma privilegiando soprattutto l’out sinistro presidiato da Ansaldi. L’argentino, al rientro da un lungo infortunio, è stato assolutamente il migliore, e non solo per la gemma che è valsa il pari. Schierato come esterno sinistro di centrocampo, Ansaldi è stato prezioso anche in fase di pressione, dove si alzava insieme con le due punte per pressare il terzetto difensivo rossoblù, e ha giganteggiato sia in fase di spinta che in ripiegamento. Mazzarri non ha mai cambiato il quadro tattico nemmeno quando ha operato le sostituzioni: Baselli, infatti, ha sostituito Meité a centrocampo, Aina ha fatto lo stesso con De Silvestri e Parigini si è piazzato dietro le punte dopo aver rilevato Iago.E dire che, questo Torino, era andato in difficoltà spesso nel primo tempo sugli attacchi ospiti. Juric (squalificato, in panchina è andato il vice Murgita) ha optato per un modulo a specchio in cui Sandro aveva il compito di dettare i tempi e Bessa quello di svariare in lungo e in largo. Prima dell’espulsione di Romulo, è da considerare che l’unica occasione era capitata sui piedi di Piatek. Kouamé, anche dopo l’inferiorità numerica, ha avuto benzina per mettersi a disposizione dei compagni, svariare e pressare nel 3-4-1-1 disegnato con Biraschi e Lavozic larghi a centrocampo e Bessa a suggerire per il giovane africano. Dopo l’uno-due del Toro, nel secondo tempo il Grifone è passato prima al 3-4-2 con Bessa retrocesso in mediana e Pandev in coppia con Kouamé, e poi addirittura a un 3-3-3 con l’innesto di Lapadula in avanti. Tutto pressoché inutile, perché la difesa granata ha cancellato tutti i tentativi con il lavoro di Izzo e Djidji che, allargandosi, non hanno dato possibilità agli esterni avversari di sovrapporsi e creare pericoli. La prossima gara, giovedì in Coppa Italia contro il Sudtirol, servirà a chi ha giocato meno di mettere minuti nelle gambe e, al tecnico, per sperimentare qualcosa di nuovo e alternativo. Domenica prossima, a San Siro, la gara contro il Milan sarà una delle prime prove di Europa. Il Torino non ha nessuna voglia di essere comparsa.
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