Tra lo stadio Dall'Ara e il Cierrebi si gioca una doppia partita per il futuro dello sport bolognese: gli aggiornamentiIl nodo è la famosa ricerca del "partner industriale" per ristrutturare lo stadio. Individuata inizialmente la SECI del Gruppo Maccaferri, socia nell'acquisizione del Cierrebi, ma ancora più socia nella vicenda dell'outlet dei Prati di Caprara (operazione teoricamente più fruttuosa dal punto di vista commerciale), poi abbandonato per comprensibili ragioni elettorali; tutto però è evaporato quando Merola decide che il partner del Bologna è il Comune. Cosa bellissima, collaborazione quanto mai auspicabile, ma resta sempre un punto, e cioé: lo stadio va ristrutturato, ai costi si deve stare attenti, ma ci deve essere un costruttore. E' stato spesso fatto il nome di Astaldi, colosso romano molto "immanicato" in grandi opere di questo tipo (e oggetto di un salvataggio nel quale sono coinvolti altri due big player del settore come Salini Impregilo e Pizzarotti), ma nulla è stato siglato in via definitiva, a quanto è dato sapere. Nel frattempo il quadrante sud ovest della città, quello su cui insiste il Dall'Ara, ha diverse posizioni di criticità: non solo stadio e cierrebi ma, in qualche misura, anche Virtus Tennis, Aeroporto (in chiusura lo spicchio dedicato alle racchette "classiche"), senza trascurare il ruolo del Nettuno in zona Barca. In centro, peraltro, diaspora di maestri al Circolo Tennis Bologna: un gruppo consistente è uscito in attesa di ricollocazione. Particolare che tornerà utile più avanti, nel ragionamento. La vicenda Dall'Ara si trascina da tempo, ha subito modifiche legislative e conseguentemente progettuali, e tanti hanno espresso perplessità sull'effettiva possibilità e/o volontà di chiudere positivamente l'iter iniziato. Lo stadio è sempre stato definito da Saputo un asset fondamentale. Non vi è ragione di dubitare che lo resti, né che in Italia gli iter amministrativi, la cosiddetta burocrazia, siano peggio che altrove - secondo il boss canadese a Montreal lo hanno fatto ammattire molto peggio di qua -, però resta un dato, e cioè che il momento della partenza non si vede. E qui tocca fermarsi: al momento c'è un disegnino, ancorché pieno di colori e ben fatto, esibito a gennaio con il pomposo nome di "progetto" ma accompagnato da ben pochi contenuti innovativi e definitivi. Semplicemente non ci possono essere, non é colpa del Bologna e nemmeno dell'ente pubblico. Occorre trovare denaro, non è una cosa banale. Nel frattempo, lo sport bolognese si muove e rischia di soffrire una volta di più di problemi di sovraffollamento dei non molti impianti presenti. La chiusura definitiva del CSB, versione aggiornata del nome dell'impianto di Via Marzabotto, metterebbe in ginocchio diverse attività facenti capo a Pontevecchio e Virtus.La situazione non è chiarissima e nemmeno facilmente riassumibile. La Cassa di Risparmio ha venduto il bene a una società, Bologna Sport City, compartecipata da Bologna Calcio e Gruppo Maccaferri, insieme in quello che appariva come il prodromo di una grande e lunga avventura. L'acquisto è stato, nei fatti, finanziato da una caparra di alcuni milioni di Euro versati da Despar in cambio della costruzione del supermercato al posto della piscina. Progetto bloccato dalla mutata volontà politica del Comune - il quale avrebbe dovuto ricevere in dono il circolo dagli acquirenti, una volta completate le modifiche - e dallo "spulciare" attento delle regole di rispetto cimiteriale: la Certosa di fronte, ma Despar contesta questo passaggio, impedisce l'edificazione di un sito commerciale. E c'è addirittura chi sostiene che la palestra stessa non possa sopravvivere se il vincolo cimiteriale viene applicato in toto. Come conseguenza della caparra versata, Despar intende far valere le proprie ragioni: o costruisce o scatta il contenzioso legale. Nel frattempo voci autorevoli sussurrano che al CSB si sia interessato Simone Fiocchi, lo stesso imprenditore che ha presentato il progetto di acquisizione dell'area Virtus (e fatto eleggere un consiglio "amico" all'interno dello storico circolo tennistico), di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio, tra le vie Galimberti e Valeriani. Fiocchi, a sei mesi di distanza dall'incontro stampa in cui ha svelato i suoi piani per l'area della V nera, non ha ancora rogitato, pare per un problema di cisterne interrate. Ed è facile mettere in correlazione l'ipotesi CSB con i maestri di tennis dimissionari dal Circolo dei Giardini Margherita, i quali troverebbero nuova collocazione. Tanto facile quanto sicuramente prematuro. Per il CSB si è fatto avanti, in un'articolata intervista uscita domenica su Stadio, il Prof. Antonio Monti, proprietario di Terme Felsinee. Il suo intendimento, suggestivo e gradito all'ente pubblico, è costruire una cittadella termale dello sport e del training fisico, mantenendo in essere i campi esistenti. Ma non si capisce se la soluzione interessi al Bologna, finora restio a dialogare con Monti, nonostante al Villaggio della Salute siano stati ospiti i ragazzi delle giovanili. Di sicuro è una vicenda in cui ci sono ancora tanti capitoli da aprire.
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