Se dovessi scommettere sull'esito della telenovela Arnautovic, metterei 20 € sul sì. A Pinzolo va in scena la doppia confessione dirigenziale rossoblu, prima Bigon e il giorno dopo Fenucci, direi indubbiamente interessante ma molto autoreferenziale e autoassolutorio il primo, decisamente un'ottava sopra il CEO, il quale non si limita a dire "quanto siamo bravi, quanto siamo belli, siamo il futuro, siete voi che non cogliete" - litania recitata da un lustro e mezzo a dispetto di risultati debolucci assai e che comunque ha un sacco di estimatori - ma pone paletti indiscutibilmente chiari nel rapporto con agenti e club di tutto il mondo. Questa, sì, è una affermazione di orgoglio petroniano e di valenza comunicazionale. Per le cose che dice e come le dice, invece, Bigon svalorizza il suo lavoro. Che invece è molto meno "drammatico" di come appaia alla parte maigoduta della piazza.

Perché sono convinto che "Astronautovic" (cit. il collega Lucio Mazzi) arrivi, alla fine? Intanto perché se vuol giocare a calcio non c'è la fila. Bruciatosi il mercato cinese "me ne vado, datemi dei soldi e il cartellino a zero" (non esattamente un modo per ingraziarsi quel continente), lo spauracchio turco credo chieda, più o meno, le stesse garanzie imposte da Casteldebole. "Quanto costa il cartellino? E tu di ingaggio? Avete pendenze? Sì? Bene, sono ca...voli vostri". Se il Besiktas avesse davvero impresso un'accelerazione alla trattativa, Marko sarebbe già sul Bosforo. 

E magari a Bologna sarebbe arrivato quel Diego Costa che Sabatini ha trattato ma Mihajlovic non gradito - con delle ragioni - e allora è pure logico che di questa operazione non si parli più, meglio cancellarla. Sarebbe stato stimolante chiederlo a Fenucci, anche perché solo dalle domande, persino quelle più ripetute, apparentemente pretestuose e forse troppo incalzanti - fatte, per esempio, a Bigon - esce il pregio di provocare risposte. Sennò aboliamo le conferenze stampa, sostituiamole definitivamente con le veline - tipo le stimolantissime dichiarazioni dei giocatori appena arrivati, tutti zucchero e miele - e l'operazione "MinCulPop" è completa 

Tornando alla punta austriaca. qualora i cinesi vogliano dare un valore al cartellino, ok, se il prezzo sarà giusto, Saputo c'é. Verrà magari limato corrispondentemente qualche bonus contrattuale, forse scaricando sul "pensionato canadese" (dove l'austriaco si dirigerà quando avrà la zanetta) costi là più assorbibili. Il fatto che l'alternativa, sempre secondo Fenucci, sia non il "comparabile" Costa ma un giovane di prospettiva (ancora l'interminabile e invisibile Supryaga !? E mò basta, su...) suona come un ballon d'essai lanciato nell'aere. "Volete farci proprio fare una figura del genere?"

In attesa il Bologna traccheggia in ritiro passando dalla pesca alla carpa, alle sudate nei boschi alle amichevoli con valligiani più o meno assortiti. Prima assumerà una veste definitiva, meglio sarà e soprattutto avremo elementi per giudicarlo. Quello di Barrow, fortunatamente, non è un focolaio (a Casteldebole numeri 1 indiscussi nelle prevenzioni e cure mediche), e il malessere di Djiks speriamo sia l'ultimo di una lunga trafila. 

Che cosa mi attendo dalla prossima stagione? Non lo so proprio, a oggi. In questo momento la squadra è peggiorata ma è troppo incompleta per esprimersi con un senso: chi resta e chi arriva sono troppo determinanti. Quello che Bigon non ha sottolineato è che ai 41 punti di media ad annata, di per sè poco entusiasmanti, si legano i 30 fissi, più o meno, di rosso di bilancio. Sui numeri non siamo fortissimi, su ideologia e capacità di convincimento ci muoviamo molto meglio. E la storia ha dimostrato che se al balcone un signore - era romagnolo, ma non fa fatto... - grida "bisogna vincere...e vinceremo !", qualche milione di gente che si fa convincere c'è in automatico. Le verifiche, ex post, ricordatevi che non le fa assolutamente nessuno. 

Da ultimo, tra gli "indicatori positivi" che il diesse cita con un certo sprezzo del pericolo, vi è la appetibilità che il club ha raggiunto a livello internazionale. Che siano arrivati giocatori promettenti e cresciuti nessun dubbio. 

Ma il Prof. Longo per conto di Porcedda portò Perez e Ramirez, mica sbagiuzza, capitano e stella emergente di una delle più reputate seleccion sudamericane. Poi, certo, non li pagò, ma loro vennero. E Perez si è pure fermato qui.

In tempi più recenti e non ancora saputiani si può ricordare il prestito di Gilardino, ma soprattutto l'acquisto dal Brescia di Diamanti (poi volatilizzatosi in un pomeriggio in Via Veneto in cui vinsero tutti tranne il Bologna che retrocesse). Due azzurri non di passaggio e non di terza fila. 

Mi chiedo quale è la differenza - su questo piano: su altri esiste, eccome - tra allora e adesso. 

Un imperativo, ai miei occhi, c'è: bisogna fare più punti a fine stagione. Il resto è bellissimo, ma conta meno. 

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