Il Torino esce indenne dall'Atleti Azzurri di Bergamo contro un'Atalanta non troppo brillante. Nessuna azione offensiva degna di nota per gli uomini di Mazzarri, deludono Parigini e BaselliAlla fine è andata bene. Zero gol subiti e un punto portato a casa, dopo la débâcle contro il Napoli, non erano assolutamente scontati. Il Torino che ha pareggiato con l’Atalanta ha giocato con umiltà e cuore nel finale, rischiando di andare sotto più volte, ma riuscendo a scampare il pericolo con le parate di Sirigu e una squadra che ha pensato più a difendere che ad altro. Certo, l’attacco sterile è preoccupante, Zaza è stato bocciato da Mazzarri e all’orizzonte non ci sono segnali confortanti in tal senso. Nemmeno l’inserimento a sorpresa di Parigini ha dato il giusto brio al reparto avanzato, con il giovane costretto a rincorrere gli avversari piuttosto che proporre. Belotti poco servito, solo e imbronciato, sicuramente non poteva (potrà) fare miracoli. Il rientro di Iago Falque si aspetta come la pioggia nel deserto, e l’esterno spagnolo potrebbe tornare presto in gruppo, dato che si sta già esercitando con il pallone. Per il resto, buona prova della difesa, con N’Koulou bravo a gestire il gigante Zapata, e Djidji protagonista di un discreto esordio, contro Rigoni prima e Ilicic poi tecnicamente molto dotati e predisposti all’uno contro uno. Discorso a parte per Baselli: il grande ex di turno (cresciuto a Zingonia e protagonista sin dalle giovanili) ha vinto il ballottaggio con Soriano ma ha steccato l’ennesima gara. Poco, pochissimo gioco è uscito dai suoi piedi, grinta ai minimi storici e carattere neanche a parlarle. Mazzarri dovrà essere bravo a rigenerarlo nelle prossime settimane, ma in questo momento forse sarebbe meglio guardare altrove. Il 3-5-2 del tecnico toscano è risultato scolastico nei suoi meccanismi, ma efficace alla lunga. L’Atalanta non è riuscita, come invece è spesso avvenuto, ad esprimere un gioco fluidissimo. È vero che i nerazzurri di Gasperini hanno chiuso il Toro nella sua metà campo nella prima parte della ripresa, ma le occasioni più importanti sono arrivate da calcio piazzato e senza (invece) la solita manovra ragionata e in verticale. Rigoni appannato rispetto alle ultime uscite, idem Gomez, acciaccato dopo il Milan. L’ingresso di Ilicic non ha dato i frutti sperati, dato che lo sloveno ha finito per ricamare in proprio senza mai riuscire a sfornare qualcosa di buono per i compagni. Se gli orobici avessero osato di più, probabilmente avrebbero vinto con merito, anche guardando le statistiche: oltre al predominio territoriale netto, la Dea ha completato il 35% di passaggi in più rispetto al Toro, che si sono tramutati poi negli 11 tiri a 3 (0 verso la porta, con Berisha che ha potuto festeggiare con una giornata di riposo il rientro fra i titolari). Se da qualcosa vorrà ripartire, questo Torino, dovrà farlo dal coraggio nel saper diventare operaio quando c’è da esserlo. A Mazzarri, invece, il compito di dare a questa squadra se non un gioco offensivo spumeggiante, almeno un gioco offensivo e basta. Il tempo, intanto, scorre.
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