Lo storico massaggiatore di Marco Pantani, Roberto Pregnolato, è tornato a parlare dopo parecchio tempo e rispetto alle ultime volte ha usato toni molto duri riguardo alla morte del grande ciclista romagnolo avvenuta il 14 febbraio 2004 al Residence "Le Rose" di Rimini, e dove distanza di quasi diciassette anni ancora non è stata fatta chiarezza su come è avvenuta. In un'intervista al "Corriere dell'Umbria", Pregnolato ha detto cose molto importanti che di seguito riportiamo.

Roberto Pregnolato, le sue dichiarazioni:

"Il mio nome sarà sempre legato alla figura di Pantani. Anche quando parlo con colleghi, giornalisti e addetti ai lavori il discorso, alla fine, scivola sempre lì. E io, che pure conservo ancora un affetto immenso per Marco, quando devo parlare di lui, non sono sempre sereno. Molte cose, sia belle che brutte, me le porterò nella tomba. Quando è morto sono rimasto venti giorni quasi senza spiccicare parola".

"È vero che con Marco, soprattutto in certi anni, abbiamo vissuto in maniera quasi simbiotica, ma se mi chiede ‘chi l’ha ucciso?’ io una risposta non ce l’ho. Sono convinto che a Madonna di Campiglio sia stato vittima di un colossale raggiro ma, anche se ho le mie idee, non sarei mai in grado di indicare esecutori e mandanti. Per fare delle accuse ci vogliono le prove e io le prove non le ho. Molte cose, sia belle che brutte, me le porterò nella tomba. Non per codardia, ma solo per rispettare quel vincolo di amicizia che mi legava a Marco e che neppure la morte può cancellare".

"Ho vissuto, anche da vicino, molti suoi momenti bui, ma l’ho visto anche reagire spesso alla grande. Un po’ come faceva in bicicletta dove potevi anche staccarlo, ma ti dovevi sempre aspettare che ritornasse a ruota. Tutti sapevamo che lottava contro un male oscuro, ma non avrei mai immaginato che Marco potesse andarsene prima di me. Quando è successo sono rimasto venti giorni quasi senza spiccicare parola".

 

 

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