La melodia la suona il Pontefice, le percussioni Suning e un inedito Mihajlovic (inediti, soprattutto, i suoi toni dimessi) sembra un arpista capitato per caso in questo ribollente mondo del pallone. L'impressione che dà il serbo è di...utilizzare -legittimamente - il mondo del calcio per potere incamerare denaro ai fini della tranquillità della propria famiglia, ma di essere svuotato delle battaglie fatte da giovane e da mezza età calcistico, privo di quelle emozioni e quei toni, di fatto inutile in un mondo dove non c'è più niente di quello che gli era comune e tutto fluisce senza troppo senso.

In fondo la sua guerra dichiarata prima alla leucemia poi al Covid l'ha vinta. 2-0 in trasferta. A me urtano moltissimi i suoi acuti, il suo essere Rodomonte nei confronti di un sistema - quello mediatico - che lo ha innalzato a idolo ma in fondo non posso minimamente immaginare come si possa essere sentito lui tra luglio 2019 e luglio 2020. Gli si potrebbe imputare l'assoluta mancanza di temperanza e un'arroganza di fondo che è veramente urticante (specie se non si ottengono risultati significativi, ma di ciò porta responsabilità per circa il 33%, essendo le altre quote addebitabili a pieno titolo ai giocatori e all'asse proprietà-dirigenza) ma anche i discutibilissimi toni politici, espressi a più riprese, fanno parte di un contesto in cui ognuno agisce fuori contesto. Va poi detto che se Sinisa ci ha fatto sorridere qualche volta con risultati reboanti e ribaltamenti vincenti, beh, almeno un mattoncino lo ha portato. Nel momento in cui se ne andrà - io non ho idea di quando succederà, per la semplice ragione che non credo esista la fila di gente che cerca un allenatore carissimo...da metà classifica. Quindi lui e il club sono in qualche modo...sì, condannati a sopportarsi reciprocamente - un po' ci dispiacerà. Con lui sempre al massimo, anche troppo, con un altro magari a giri bassi. Non ci va mai bene niente, ecco la verità.

E, a proposito di ciò, ecco le bellissime pagine dedicate dalla Gazzetta al Papa. Trovare un numero "unissimo" che parla a proposito e con riferimenti appropriati di sport non è proprio la cosa più facile del mondo. E anche qui, come nel ricordo della Serbia insanguinata a Vukovar e nelle altre città, si esprime un signore che ne ha passate un po' di tutti i colori e il cui apprendistato alla vita non è stato tenerissimo. Se oggi - assieme a tante croci metaforiche - ha un po' di agi..beh, perdoneremo lui come il Mister. 

Approfitto in proposito per continuare a esprimere uno stupore autentico per come è trattato il Pontefice da una parte consistente del mondo cattolico. Non so cosa ci sia di "comunista" nel suo esprimersi e non vorrei fosse considerato ideologicamente tale anche il dialogare con un media sportivo. Io lo trovo prudente, meditativo, forse francescano - è un difetto ? - ma tutto tranne che "poco religioso". Comunque, anche lui parla di temperanza come virtù per lo sportivo, di vittoria e sconfitta, di basket e calcio, di campioni e settori giovanili. Sa cosa vuol dire vincere e perdere. E sa quanto tutto ciò sia effimero. Parole troppo lontane dal clamore per suscitare apprezzamento corale in questi tempi di urla sconnesse e indirizzate.

Infine, il tema delle proprietà straniere e della loro "stanchezza" a investire in Italia, senza certezze legislative, senza appoggi dall'ente pubblico, con il COVID come tema irrisolto e spese - talora - imponenti di cui è rientrato ben poco. 

L'ufficio stampa dell'Inter si è affrettato a smentire l'ipotesi di una cessione del club nerazzurro da parte di Suning, imputato di progressivo disinteresse verso la causa. Io non so nulla, ma azzardo l'ipotesi che tutta questa faccenda non mi pare una montatura. Si tratta di chiedersi quanto la caduta verticale della "internazionalità" legata alle conseguenze della pandemia incida sulle strategie dei grandi gruppi multinazionali. E' ben vero che Roma e Parma hanno acquisito o cambiato proprietà overseas durante il break tra la prima e la seconda ondata pandemica. Però mi piacerebbe chiedere a loro, agli yankee, intendo, se rifarebbero quel tipo di operazione e in ragione di cosa si sono orientate su quella scelta. Ammesso che rispondano. A un vecchio operatore sulla Olivetti Lettera 35 come il sottoscritto suona comunque curioso che ci conquisti il capitalismo cinese. Ci fosse una logica, dovrebbe essere proibito per un regime così connotato esportare tycoon. La cosa viene vissuta ora come il più naturale degli approdi, e io cosa posso fare se non adeguarmi? Continuo, in ogni modo, a non capire.

Continuo anche a non condividere l'ignavia agonistica del Chairman proprietario del Bologna. Una specie di astenia da Covid che però è partita ben prima che scomparisse la tradizionale influenza con faringite e dissenteria per evolversi verso polmoniti pericolosissime. 

O meglio, è tutto comprensibilissimo, ancorché non raccontato. Una frenata gigantesca su un convoglio che già procedeva a ritmo di accelerato perché la situazione generale prevede massicce dosi di pluma doverosa. Se però tutto ciò è vero, anche la costruzione, tutta ricca di p.r.,  della ricerca di plusvalenze tratte da uno sbandierato - ma praticato il giusto - progetto giovani, mostrerà la corda. Se vengono meno i Suning, chi ti compra gli Schouten? Oppure: a quale prezzo? Vale la pena ragionare in quei termini? Quando tornerà la normalità? E chi può saperlo...

A me fa un po' tenerezza il tentativo - di una parte della tifoseria - di aggrapparsi alla non spesa per Supryaha come molla per investire adesso. Quei soldi in realtà credo non ci siano mai stati. Fosse partito Tomiyasu, allora c'era margine. Del resto Saputo in conferenza stampa è stato di una chiarezza lapidaria. Ma chi da 6 anni aspetta lo svelarsi della "vera natura" ed è convinto che ...prima o poi...molto poi...si vedrà un canadese "spanizzo" fatica a rendersi conto che non c'é nulla di sorprendente. E' così perché è così e solo un ciclo di partite drammaticamente negative potrebbe aprire prospettive diverse. Non succederà né ce lo auguriamo. Ma la crescita non ci potrà mai essere, dati i presupposti. E' proprio una faccenda ontologicamente impossibile.  

In questo contesto fa sorridere la ripresa della polemica sui giornalisti inattendibili e cattivi al cospetto del club buono e nel mirino. Chi può escludere che alcuni input di scrittura vengano direttamente dal Mister? E chi intende negare ex cathedra che il club, come tutti i club, gradisca più chi applaude e critica - al massimo - con morbidezza dei pochi che raccontano le cose come stanno? 

Riportare indietro le lancette dell'orologio è proprio una mossa un po'...servile. Quel periodo lì è terminato.

Adesso si vivacchia perché il periodo è così e a tanti va comunque bene. 

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