Sarri Allegri (ph.Web)

"Se devo cercare una parola per definire Allegri, la prima che mi viene in mente è: concretezza. È un fuoriclasse nell’interpretazione del calcio italiano". Anche Arrigo Sacchi, commissario tecnico della nazionale italiana vicecampione del mondo a Stati Uniti 1994, si è lanciato in un'analisi su Massimiliano Allegri, “nuovo” allenatore della Juventus tornato a Torino dopo due anni. Queste le parole di Sacchi sulle colonne della Gazzetta: "È un tattico davvero speciale, non uno stratega o uno sceneggiatore: lo dice lui stesso. Ovunque sia stato ha ottenuto successi e anche chi dice che a livello internazionale ha raggiunto pochi traguardi si sbaglia: due volte è andato in finale di Champions, non è cosa da poco. Le ha perse, è vero, ci è arrivato. A lui interessa il successo: che lo si conquisti in modo spettacolare o in modo ordinario, importa poco. Più che a incantare la gente, pensa agli almanacchi, e non c’è nulla di male in questo. Soprattutto se sulle pagine degli almanacchi riesce a far scrivere il nome delle squadre che allena. Ha un’esperienza consolidata ad altissimo livello, sa gestire i momenti più delicati della stagione e segue un metodo preciso con regole ferree. È sufficiente vedere il suo primo impatto con l’ambiente Juve, nel 2014, per capire che stiamo parlando di un ragazzo intelligente: i tifosi lo criticavano e non lo volevano perché aveva guidato il Milan e lui, gara dopo gara, è riuscito a entrare nei loro cuori. Legge le sfide con arguzia, capisce i momenti topici di un duello, sa quando è il caso di fare o di non fare una mossa. Ripeto: a livello tattico non ha eguali. E ha la capacità di tenere in pugno tutto il gruppo".



SARRI - "Finalmente Sarri è tornato in panchina e tutto il movimento ne trarrà giovamento. La sue squadre sono sempre armoniose, si vede la mano del direttore d’orchestra che chiama a suonare ora i violini e ora i fiati. Si obietterà: alla Juve non è stato così. Verissimo, ma se invece di comprargli un flautista gli hanno preso un percussionista che colpa ha lui? Una volta io non volli un giocatore che ritenevo poco affidabile. Il presidente mi disse: “E chi ci mettiamo al suo posto?”. E io: “La sua riserva, un ragazzo che viene dalle giovanili”. “Ma basterà?” mi domandò perplesso il presidente. Allora gli risposi: “Lei prenderebbe un collaboratore di cui non si fida? No? E allora perché lo vuole dare a me?”. A Sarri, quand’era alla Juve, non hanno acquistato gli uomini di cui lui aveva bisogno per realizzare sul campo le sue idee, tutto qui. Alla Lazio spero lo facciano, e spero che lui riesca a convincere i giocatori a seguirlo perché di una cosa sono certo: Sarri è il calcio". 

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