Il popolo rossonero chiama, il Milan deve rispondere. L’occasione per Gattuso e co., nell’uggioso pomeriggio domenicale della 37^ giornata, è di quelle ghiottissime: l’avversario di oggi è il Frosinone di Marco Baroni, penultimo in classifica e già aritmeticamente retrocesso in B. I padroni di casa, dall’altra parte, attualmente sesti in graduatoria a quota 62 punti totalizzati, conquistando il bottino pieno possono raggiungere momentaneamente l’Atalanta, a sua volta quarta e impegnata in serata nella complicata trasferta all’Allianz Stadium contro i campioni d’Italia della Juventus. L’obiettivo stagionale, per i meneghini, è ancora alla portata e per piegare il 3-5-2 ciociaro, Gattuso non può non affidarsi al collaudato 4-3-3. Se Abate (all’ultima in rossonero a San Siro), Musacchio, Romagnoli e Rodriguez prendono le postazioni in protezione di Gianluigi Donnarumma, Kessié, Bakayoko e il redivivo Calhanoglu vanno a comporre un centrocampo più fisico che tecnico alle spalle del trio d’attacco formato da Suso, Piatek e Borini. L’arbitro Manganiello dà, quindi, il via all’incontro, in cui a sorprendere risultano di certo la spavalderia e l’ordine del Frosinone al cospetto della difficoltà dei padroni di casa nel creare gioco. Al 4’, spetta a Suso dare uno schiaffo all’andamento della gara: lo spagnolo, ben servito tra le linee da Musacchio, cerca di offendere i rivali con un sinistro dal limite che, tuttavia, è troppo centrale per impensierire Bardi. Al 10’, è ancora il numero 8 di Cadice a sgretolare la lentezza dei compagni con una bella verticalizzazione per Calhanoglu, il quale di prima intenzione scarica la sfera al centro dell’area dove Borini è il più lesto ad arrivare e a fallire un rigore in movimento calciando praticamente addosso al proprio marcatore. Intorno al primo quarto d’ora del match, il Milan cerca di cambiare marcia alzando il baricentro e tentando di aggirare l'assetto difensivo degli avversari con Calhanoglu e Suso, ma ad attirare l'attenzione del pubblico è il numero inquantificabile di errori tecnici rossoneri, i quali si accavallano al filtro completamente assente del centrocampo dinanzi alle ripartenze ciociare. Tra il 23’ e il 30’, tra Borini e Bakayoko e il gol si interpongono, inesorabili, i centimetri indispensabili e una buona dose di sfortuna: il primo può solo sfiorare la traiettoria arcuata disegnata dal sinistro di Suso per la buona sorte di Bardi e co; il centrocampista francese, invece, si coordina bene nel tentativo di ribadire in rete al volo la deviazione corta della difesa rivale, ma la palla si perde sul fondo alla destra della porta gialloblu.Al termine dei 45' iniziali, a rendersi protagonisti dell'incontro sono i fischi dell’intero San Siro, bramante di uno spettacolo diverso, nella ripresa, da parte dei propri beniamini. Nel secondo tempo, il Diavolo entra sul rettangolo di gioco con un altro spirito: dopo una manciata di secondi, Borini si divora letteralmente il vantaggio sparando alto il pallone, da ottima posizione, a retoguardia rivale sguarnita. Dalla parte opposta, però, il Frosinone non ci sta e al 48’ può infliggere un colpo pesantissimo ai rossoneri: Abate, infatti, in copertura su Paganini, sbaglia il controllo, si allunga clamorosamente il pallone e, superato dall'avversario, lo stende in area di rigore. Per Manganiello e Var non ci sono dubbi, è penalty - e conseguente  giallo per il terzino rossonero -! Le sorti di un intero campionato vanno, di conseguenza, dritte dritte nei guantoni di Donnarumma, che risponde presente a Camillo Ciano per il boato dai decibel incalcolabili della Scala del calcio. L’inerzia mentale passa, pertanto, a favore dei padroni di casa. Gattuso lo sa, e non esita ad aumentare il peso offensivo dei suoi spedendo in campo Cutrone al posto di Bakayoko. Il Milan recepisce la chiamata e giunge ai fatti: dopo aver fallito l’ennesimo tentativo di andare a segno, infatti, al 57’ Borini si veste dei panni di assist-man offrendo a Piatek la conclusione giusta da deviare alle spalle di Bardi. Il polacco è un fulmine nell'anticipare tutti e nel rompere il digiuno dal gol realizzando l’1-0 davanti all’euforia dei 60 mila presenti sugli spalti. A nulla serve, per il Frosinone, il cambio optato da Baroni al 65’ - Dionisi per Trotta -, perché al 66’ i padroni di casa raddoppiano grazie ad un’autentica perla su punizione di Suso: il pregevole sinistro dello spagnolo dal limite dell’area avversaria bacia la traversa e si infila nel sacco, garantendo aritmeticamente l’Europa League al club rossonero. I restanti 25 giri d’orologio altro non sono che una legittimazione del risultato da parte del Diavolo, condita dal tripudio di tutti i supporter presenti al Meazza per Ignazio Abate, abbracciato dai compagni di squadra e dal proprio allenatore al momento della sostituzione in favore di Conti. Gli ingressi in campo di Valzania e Ciofani (al posto di Beghetti e Ciano) nelle fila del Frosinone e di Castillejo (al posto di Piatek) in quelle meneghine completano il tabellino di un match che referta la terza vittoria di fila per il Milan, nuovamente quarto in classifica, a una partita dal termine del campionato, in attesa dell’esito di Juventus-Atalanta.

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