Sinisa Mihajlovic (ph. bolognafc.it)

- di Luca Corsolini -

Sembra passata una vita da quando il Bologna ha vinto a San Siro con l'Inter: e’ successo solo sette giorni fa

Sembra passata una vita da quando il Bologna ha perso al Dall'Ara col Sassuolo e Mihajlovic se l'e'presa con Caressa: è successo solo tre giorni fa.

Oggi, in questo infinito presente, il Bologna gioca a Parma. In altri momenti i titoli sarebbero stati per il positivo nello staff del Parma, ma proprio perchè si fuggono i richiami al passato, anche prossimo, non ne parla nessuno, come se avessimo gia’ messo tutti in un preventivo quasi rassicurante almeno un positivo, come le code in autostrada per andare al mare, una minore attenzione a indossare le mascherine, l'afa, e via dicendo

Resta il fatto che quella che finisce è la settimana dei due paradossi di Mihajlovic, che resteranno aperti come un ombrello non solo su quello che resta di questo campionato ma anche e soprattutto sull'eredità che questa stagione ci lascerà come un tatuaggio: visibile all'esterno, e pure finita sotto la pelle.

Primo paradosso: prendendosela col marito di Benedetta Parodi, Mihajlovic, a cui il politicamente corretto non interessa come comportamento, ha di fatto demolito il politicamente scorretto. Non si può dire tutto, men che meno nel calcio, se la forma, sbagliata, arriva a inquinare una sostanza corretta. Traduzione: giusto rivendicare i meriti del Bologna nella vittoria con l'Inter, sbagliato, errore persino grave, farlo ricorrendo ad argomenti diversi da quelli che tutti hanno visto, e cioe’ primariamente che ha vinto il Bologna e che poi ha perso l'Inter. L'allenatore rossoblu questo intendeva in pratica: l'Inter non ha giocato da sola, c'era anche il Bologna e il Bologna è stato meglio. Anche raccontare la realtà è difficile se la si complica, basta rifugiarsi nell'evidenza della semplicità.

Secondo paradosso: dicendo quel che ha detto, Mihajlovic ha scattato tante fotografie. E le fotografie non sono dipinti da interpretare, sono appunto una fotografia, una constatazione: 1 perdendo col Sassuolo, il Bologna ha detto addio a ogni sogno europeo, ovvero adesso se vuole proprio continuare a sognare deve scegliere una materia diversa; 2  ribaltando la piramide, con la giusta pretesa che si parlasse dei meriti del Bologna a San Siro più che dei demeriti dell'Inter, Sinisa ha chiarito a tutti quello che non avevamo ancora capito, e cioe’ che il campionato era finito col lock down, per tenerlo in vita a fine giugno bisognava rimescolare le carte e puntare sui playoff.

Perchè il campionato è anche, per certi versi, soprattutto il racconto che se ne fa. E in questi pochi giorni, sembra passata una vita, sono successe cose che prima sarebbero state normali e adesso invece riconosciamo subito come sbagliate. Tipo; la Lazio perde in casa col Sassuolo. No, è il Sassuolo che ha vinto all'Olimpico, svelando la fragilità delle squadra di Inzaghi che gia’ avevamo capito essere incapace di reggere due partite a settimana, figurarsi con questo ritmo. E ribadendo la freschezza, non solo atletica, anche e soprattutto mentale, progettuale, della squadra di De Zerbi. Tipo bis: la Juventus pareggia con l'Atalanta e va a +8 in classifica. No, l'Atalanta ha dominato a Torino e ha sprecato una vittoria che avrebbe riaperto il campionato, ed è solo un dettaglio, non materia per rispolverare altri luoghi comuni, che sia stata raggiunta da due rigori. Tutti a parlare del sorteggio di Champions: bene qui, male là. La realtà è che l'Atalanta è agli ottavi, Juve e Napoli ci devono ancora arrivare

Non ha parlato di playoff, Mihajlovic, ed e’ proprio questo il paradosso: esistono, in campionato, squadre che vivono di una rendita di posizione, e squadre che scelgono, per metodo, e non solo per necessità, di essere start up, di non accettare l'autoreferenzialità di chi dice che si è sempre fatto così, di ribellarsi alla prepotenza di chi guarda gli ultimi arrivati chiedendo chi siano, come si permettono di sfidare l'ordine precostituito. Il calcio come il Paese: ci sono aziende con fior di storia che spariscono, e ci sono fior di start up che emergono. Miha poteva parlare, forse, di un campionato di apertura e uno di clausura, perchè il primo lo ha vinto la Juve, ma non ci sono dubbi che il secondo lo stanno vincendo l'Atalanta e il Sassuolo, in parte pure per il Napoli, ma noi siamo sempre un po’ schizzinosi quando si tratta di fare paragoni con il Sudamerica.

Ma questo campionato post covid, che pure finirà come i precedenti con la vittoria della Juve, sta dando ragione a Mihajlovic: nella sostanza, non nella forma. Bisogna cominciare a raccontare il calcio in modo nuovo, e in modo collettivo: un virus si combatte con comportamenti virali praticati da quante più persone possibile. Non esiste nessuno che sia al riparo dal virus, e Mihajlovic lo sa bene, con quel che gli è capitato, che pure non gli garantisce licenza di dire quello che gli pare. Siamo tutti alla pari: stessi diritti, anche stessi doveri. Partita comincia quando arbitro fischia, partita finisce quando arbitro fischia avrebbe detto Boskov. Il resto sono accessori: non importa quanto hai speso al mercato, quanti giocatori hai, come si chiamano, come li hai presentati, Eriksen ad esempio, gioielli della corona che non valgono l'entusiasmo di un Juwara. Perdiamo pezzi di storia e guadagniamo pezzi di presente per costruire il futuro.

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