Da Bakayoko a Castillejo, da Laxalt a Suso, passando per Cutrone e Romagnoli: tutti i tratti del nuovo Milan di Gennaro Gattuso. E il tecnico è intoccabilePer capire ciò che veramente è successo al Milan di Gennaro Gattuso bisogna riavvolgere il nastro di qualche ora, stoppandolo al minuto 97’ del match della Dacia Arena e osservando attentamente l’azione concretizzata alla grandissima da Alessio Romagnoli. Dopo aver recuperato palla con il suo capitano nella metà campo dell’Udinese, il Diavolo porta ben cinque pedine all’interno dell’area avversaria. Il resto altro non è che un vero e proprio torello sull’asse Cutrone-Suso-Romagnoli, con quest’ultimo che mette fine alla ridondanza dei passaggi rossoneri con una sassata di sinistro imprendibile per Juan Musso. Gattuso, al termine della gara, ha ammesso di non poter dichiarare pubblicamente quanto pensato in quegli eccessivi, lunghissimi 13 secondi di fraseggio dei suoi nell’area rivale. Eppure il Milan non ha tradito il suo primo condottiero, trovando la rete del vantaggio nel momento in cui chiunque avrebbe perso la speranza di vedere una conclusione dopo il doppio uno-due tra il numero 8 spagnolo e il difensore italiano. Il secondo gol consecutivo - dopo quello realizzato contro il Genoa - fa di Romagnoli il protagonista principale di una scalata da paura verso il quarto posto della classifica. Dopo le bastoste incassate contro Inter e Betis, infatti, il Diavolo si è risollevato tra le fiamme del proprio Inferno, si è stretto attorno alla propria guida e ha conquistato ben tre vittorie di fila e, con queste, anche la zona Champions. Ma cos’è cambiato tra il Milan di dieci giorni fa e quello che ad Udine non solo si è impadronito del bottino pieno all’ultimo ma è anche riuscito a non subire gol per la prima volta in stagione? Tanto, se non tutto. Il modulo non è più il 4-3-3, bensì il 4-4-2, con Patrick Cutrone chiamato a rendere ancor più offensiva una manovra che rischiava di diventare scialba dopo l’infortunio di Calhanoglu e il solito schema d’attacco impostato da Suso e rifinito da Higuain. Il centrocampo ha perso il proprio fulcro ma è stato rinvigorito dall’uomo in più e da due ali brave sia in fase offensiva che in quella difensiva: la lesione del gemello mediale del polpaccio destro che costringerà Biglia a restare fuori dalle rotazioni per ben otto settimane ha, infatti, forzato il salto di qualità di Bakayoko, elemento da recuperare sino a qualche giorno fa e uno dei migliori in campo alla Dacia Arena nella gara conclusiva dell’undicesima giornata di A. Il francese, infatti, ben affiancato da Kessie e Laxalt, ha mostrato tutte le sue qualità in fase di interdizione della manovra avversaria, aggiungendo una fisicità indispensabile alla mediana meneghina per non subire gol. I terzini Abate e Rodriguez, ulteriormente agevolati, in tal modo, nelle letture difensive, hanno annullato la superiorità numerica rivale proveniente dalle fasce, rendendo migliore il compito dei centrali Zapata e Romagnoli. Dall’altra parte, la duttilità di Suso nel fare da esterno di centrocampo e da trequartista alle spalle delle due frecce d’attacco è certamente un punto di forza assoluto di un Milan che, anche se costretto a rinunciare al Pipita per più di un’ora contro l’Udinese, ha potuto usufruire delle freschezza e imprevedibilità di Castillejo. Lo spagnolo, uno dei migliori in campo, ha complicato la vita ai friulani ogni qual volta abbia avuto la palla tra i piedi, sfiorando anche il gol in due occasioni. Ultime ma in realtà prime, per ordine di importanza, tra le componenti positive del “nuovo” Diavolo, sono la grinta e la passione per i colori rossoneri  di Gennaro Gattuso. Il tecnico di Corigliano Calabro ha, infatti, tirato uno schiaffo al turbinio di critiche ricevuto dopo i k.o. contro Inter e Betis, dimostrando di essere il principale promotore, sul campo, del piano societario di conquista del quarto posto e del conseguente ritorno in Champions. Ieri, in particolar modo, a vincere una partita per molti condannata a concludersi su uno 0-0 finale è stato proprio Gattuso, inserendo prima Castillejo al posto di Higuain - continuando, quindi a giocare a due punte - e spostando, poi, Suso alle spalle del connazionale e di Cutrone. A fare da pilota automatico, dalla panchina, durante lo svolgimento dell’azione che avrebbe regalato il terzo trionfo consecutivo ai rossoneri, è stato il tecnico calabrese, il quale, superato alla perfezione l'esame di reazione al periodo di turbolenza grazie ai 9 punti messi a referto in soli sette giorni, si appresta ora ad affrontare Betis e Juventus con la convinzione di allenare una rosa rinata e sempre più affiatata. Perché, in fondo, il vero torello il Milan lo ha fatto attorno al proprio allenatore prima ancora che in campo contro l’Udinese…
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