Il Torino ha pareggiato al "San Paolo" sapendo soffrire e sfruttando gli spazi lasciati dalla formazione di Sarri. Il 3-5-2 di Mazzarri ha permesso alla squadra di non essere eccessivamente schiacciata dal Napoli. Ancora decisivo Ljajic

-di Alberto Gervasi-

Il calcio sa essere veramente strano. Il Torino ha strappato un punto al Napoli e ha chiuso praticamente il discorso scudetto, regalandolo alla Juventus che dovrà conquistare un punto per l’aritmetica nelle prossime due gare. La formazione di Mazzari ha interpretato nel migliore dei modi il secondo tempo del “San Paolo”, ed è stata cinica nell’approfittare degli spazi concessi dai partenopei. Il Napoli ha fatto quello che (fisicamente) ha potuto, niente di meno, ma neanche nulla di più, dimostrando di essere arrivato scarico alla fase clou del campionato. Se la sconfitta con la Fiorentina poteva avere l’alibi (debole) dell’inferiorità numerica iniziale, il pari di ieri ha santificato il "momento no" della formazione di Sarri: dopo la straordinaria vittoria all’ “Allianz Stadium”, con il punto di ieri, il Napoli ha perso 5 punti in due partite dalla diretta concorrente per il titolo, certificando di non essere ancora in grado di colmare il gap con i bianconeri. Compatta e pimpante nel primo tempo, con il pressing che ha soffocato sia il centrocampo che la difesa del Torino (l’errore di Burdisso è stata diretta conseguenza), confusionaria nella ripresa. Quando il Torino ha trovato il pari con Baselli, improvvisamente gli azzurri hanno perso grinta, energie e certezze. Il 4-3-3 dell’allenatore ex Empoli è stato il limite della squadra, incapace di vestirsi di un altro sistema di gioco e “costretta” a rinunciare a Mertens quando c’era da inserire il più fisico Milik.La scelta di attaccare con 5 uomini (i tre attaccanti più le mezzali) e le sovrapposizioni dei terzini, alla fine, ha pagato a metà, dato che la manovra ha perso di velocità e lucidità con il passare dei minuti. Il Torino ha faticato, e molto, nella prima parte di gara, ma è stato bravo a sfruttare gli spazi concessi dagli avversari nella seconda, avanzando il baricentro alla ricerca del pari per due volte. Quando il Napoli è stato in fiducia, il 3-5-2 di Mazzarri ha scricchiolato: i difensori granata sono stati spesso vittime degli uno contro uno degli esterni napoletani, mentre il centrocampo formato da Baselli, Rincon e Acquah si è concentrato più che altro sul rincorrere le due mezzali avversarie e interrompere le trame di gioco. Subìto il secondo svantaggio, frutto della gemma di Hamsik, Mazzarri ha osato con l’ingresso di Falque per Baselli e il posizionamento di Ljajic nei tre di centrocampo. Uno sprone e non una resa, che ha revitalizzato la squadra negli ultimi minuti di sofferenza. Il serbo è stato ancora il migliore in campo, e ha dimostrato di essere imprescindibile per questa squadra. La nota negativa, come nelle partite precedenti, è stata l’eccessiva solitudine della prima punta granata (prima Niang e poi Belotti), soprattutto quando c’è stato da difendersi dagli attacchi del Napoli. Il Torino, alla fine, è riuscito nell’intento di fare bella figura anche in assenza di obiettivi veri e propri. La squadra ha dimostrato attaccamento alla maglia e non ha giocato il ruolo di comparsa, di fronte a un avversario sulla carta nettamente più forte. Mazzarri, per il prossimo anno, ha già qualcosa da cui poter ripartire.
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