Il derby della Madonnina può riaprire la corsa alla Champions. Umori opposti, ma le ultime edizioni sono degli outsider. Il Milan teme solo la Samp, per l'Inter un successo varrebbe il terzo posto

- di Enzo Cartaregia -

Non si mescolano i contrari. O forse sì, nell’appuntamento atteso al buio, comunque fuori dal risiko di strategie e classifica. Le due fazioni, sul campo, ci arrivano questa volta passando dagli antipodi. La magia del derby si ripete però senza alcuna differenza, per Inter e Milan. E la 221esima edizione del derby della Madonnina è avvolta dalla stessa atmosfera da impresa possibile, seppure le acque restino nettamente separate.

QUI MILAN - Un viaggio dall’aspirazione al futuro ad una straziante voglia di ritorno al passato. Milan-Inter, dunque. Dall’alto al basso, eccetto che per la classifica, i rossoneri fanno gli onori di casa e marciano trionfalmente verso l’operazione vendetta. Imbattuti da 13 gare, fra tutte le competizioni, gli uomini di Gennaro Gattuso sono adesso al punto più alto. Inferiori per trend soltanto a Napoli e Juventus, i rossoneri avanzano sull’entusiasmo per la finale di Tim Cup agganciata mercoledì. Per resistere alla Lazio, il diavolo ha sofferto ed aspettato i rigori, consumando la seconda di tre gare in otto giorni. In una gestione di uomini ed energie che ha (non a caso) dato parecchi grattacapi al suo tecnico.

Ed è questo il secondo derby in panchina per Ringhio, che al suo primo nelle vesti di allenatore (in Coppa), fondò la ripresa dei suoi. Ma è l’ora di scambiare nuovamente i ruoli, con l’Inter? Escludendo che la scalata finisca là dove era iniziata, quel Gattuso mediano di mille sfide ai cugini non ama partire davanti. E lo ammette. Sarà la scaramanzia, è certo, ma incide più di tutto la consapevolezza di non poter spostare il tiro. Non può appunto che distrarre, l’effetto derby, quando tutto va come dovrebbe. La porta blindata da 450’, i successi decisivi negli scontri chiave con Sampdoria e Roma, premiano una formazione volutamente operaia che è ora assoluta protagonista. Avversario escluso, resta ancora da forzare l’ingresso al gruppo Champions, messo in discussione con blitz dell’Olimpico. Intanto i rossoneri, a quota 44, possono soltanto avanzare.

QUI INTER – In estrema difficoltà lo schema è invece del tutto da ribaltare. Fosse una gara come tutte le altre, bisognerebbe preparare le barricate, calcolando rischi e traiettoria di sorpasso. Ma è il derby e l’ombra dell’avversario è solo da esorcizzare. Così semplice, pensarla come una gara a sé. E non contano i tre mesi di crisi d’identità, punteggiati da qualche successo sudato contro le piccole.

Piegarsi sull’attacco è il comando per non restare schiacciati, con un atto di fede in quell’imprevedibilità che è il cuore irriducibile di ogni derby. L’ombra del Milan offre davvero la possibilità di uno spiraglio, comunque lontano, per un agguantare d’istinto un successo che avrebbe del risolutivo. A fermare l’emorragia in classifica può correre soltanto un sussulto più nel cuore che nelle gambe dei nerazzurri, una volta sprecata la striscia di impegni in discesa. Eppure resta imbattuta contro le maggiori formazioni del campionato, un’Inter che spera di applicare il teorema a dei cugini che sarebbero terzi nelle ultime dodici gare.

Ma Luciano Spalletti sfrutta ad ogni modo il lusso di poter staccare il match dal triste contesto della A nerazzurra. Salvata la panchina nel braccio di ferro col Benevento, il tecnico mette infatti in stand-by la travagliata analisi della crisi. Ripartire, adesso, non è una questione di numeri. Una vittoria varrebbe appunto il terzo posto, complice la sconfitta della Lazio in anticipo, ma nulla sembra importare agli interisti. Non si ripeterà, tra loro, l’errore della caccia alle streghe aperta alla pur minima illusione di ripresa. Ed assunto che spesso, nei derby, vince chi parte dietro, l’Inter prova a non finire nel campo gravitazionale dei rossoneri. Una sconfitta significherebbe ritrovarsi i cugini a -4, prima che restare sul ciglio del burrone e sotto una (nuova) pioggia di fischi.

IN CAMPO COSI’ – Squadra che vince non si cambia, secondo Gattuso. Pur a costo di partire in sordina, il tecnico rossonero confermerà l’undici tipo costruito lungo la strada. Sarà il solito 4-3-3, con Calabria inamovibile sulla destra. Biglia resta al centro, tra Bonaventura e Kessie. In avanti Cutrone tiene ancora la maglia da titolare, con Kalinic costretto ad accontentarsi di un parziale. Ai lati Chalanoglu e Suso.

Punta invece sull’effetto novità, mister Spalletti. Un’infermeria adesso vuota dà ampia scelta all’allenatore, che ha passato le ultime gare a sperimentare. In difesa, restano comunque confermati Cancelo e D’Ambrosio. Accanto a Skriniar riprende il suo posto Miranda, come a centrocampo la coppia Vecino-Gagliardini. Sulla trequarti, a destra dovrebbe partire Karamoah, in leggero vantaggio su Rafinha e Brozovic. A sinistra c’è Perisic, in mezzo Candreva. Ma la vera notizia è il ritorno di Mauro Icardi, tenuto in serbo proprio per il derby. L’Inter, con lui, gioca il tutto per tutto, come successo con la tripletta che risolse il derby d’andata. Contrapposti, insomma, due modelli vincenti. Quello rossonero di oggi, quello nerazzurro di ieri. Per la Champions, dopo il derby, potrà correrne uno soltanto.

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