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Il bosniaco fluidità di manovra, l’argentino accelerazioni improvvise

Col tempo, si sa, ogni ferita causata da un profondo dolore tende a rimarginarsi. Ci vuole solo un po' di pazienza. E i tifosi interisti ne hanno avuta di pazienza prima di vedere la loro ferita rimarginata dopo l’incredibile e inaspettato addio di Lukaku. Il grande dolore per la perdita di Big Rom, non un giocatore qualsiasi ma uno che sposta gli equilibri in campo e al tempo stesso segna goal a ripetizione, oggi è un lontano ricordo grazie agli arrivi di due sostituti di peso come Džeko e Correa. Il bosniaco ex Roma finalmente è sbarcato sul pianeta Inter, dopo anni trascorsi a orbitarci attorno, mentre l’argentino ex Lazio è più “una novità”, nel senso che se oggi Inzaghi non occupasse stabilmente la panchina interista difficilmente avrebbe vestito la maglia nerazzurra. In altre parole, è l’uomo più fidato (e imprescindibile) su cui il nuovo allenatore farà d’ora in avanti affidamento. Detto questo, ci chiediamo: cosa possono dare all'attacco interista due come Džeko e Correa?

Il funambolo argentino

Cominciamo col dire qualcosa su “El Tucu”. Chiamato per sostituire l’eterno infortunato Sánchez, l’argentino diversamente dal cileno è meno esplosivo palla al piede ma più guizzante in area di rigore. Non solo: il 27enne nativo di Juan Bautista Alberdi rispetto al collega di reparto è più veloce nel dribblare nello stretto e rende meglio se ha al suo fianco una forte prima punta capace di sfruttare le sue giocate. Sia Correa sia Sánchez non sono due grandissimi goleador, quanto due ottime seconde punte abili quando si tratta di scardinare le difese avversarie grazie a colpi funambolici. Sì, anche l’ex attaccante della Lazio, come quello dell’Inter dello scudetto di Conte, è un maestro nel trattare come si deve il pallone! Chissà se Inzaghi lo schiererà insieme a una boa d’attacco come Džeko oppure dietro all’imprevedibile Lautaro, che in questo caso agirebbe più vicino alla porta. Secondo noi Correa può giocare benissimo con entrambi senza alcun problema.

Il regista d’attacco bosniaco

Džeko diversamente da Correa è più regista d'attacco che attaccante puro. Il bosniaco quando può preferisce infatti farsi dare il pallone a ridosso dell'area di rigore, così da ricamare interessanti trame di gioco, piuttosto che smarcarsi sfruttando la profondità del campo. Inoltre i suoi movimenti sono molto diversi rispetto a quelli dell’argentino, abituato a stare largo là davanti per poi convergere al centro, visto che opera prevalentemente in posizione centrale. Inutile infine aggiungere che l’ex Roma farà valere il suo peso e i suoi centimetri all’interno del perimetro dei 16 metri avversari, mentre l’ex Lazio sfrutterà la sua velocità per creare il panico fra le prime linee nemiche. Insomma, questi due bomber più diversi non potrebbero essere, ed è forse questa la loro forza, e la forza dell'Inter che puntando su di loro riempirà finalmente lo stadio di tifosi. Perché senza l’apporto dei tifosi è quasi impossibile raggiungere gli obiettivi più belli e impensabili, anche se come club puoi vantare in rosa due signori dell’attacco come Džeko e Correa.

Con chi dei due si troverà più a suo agio Lautaro?

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Al fianco di Lautaro meglio il bosniaco o l’argentino? Secondo noi il bosniaco, perché il “generoso” Džeko è solito coinvolgere molto i suoi partner d’attacco, cosa che non faceva il “solista” Lukaku. Il belga quando riceveva palla spalle alla porta innestava il turbo e da centometrista quale è lanciava sé stesso verso la porta avversaria finché o segnava o veniva fermato. Con Edin in campo il numero 10 nerazzurro scambierà il pallone piuttosto frequentemente, e questo gli permetterà di crescere ulteriormente. Se invece venisse schierato Correa al fianco del 24enne di Bahía Blanca crediamo che il feeling tra bomber sarebbe meno “esplosivo”. In che senso? Nel senso che El Tucu essendo simile per caratteristiche e movimenti a Sánchez non è un giocatore con cui è facilissimo dialogare, perché abituato a sfruttare a testa bassa le piccole e grandi praterie che vengono a formarsi a causa delle disattenzioni delle squadre rivali. Comunque stiano le cose, l’attacco nerazzurro di questa stagione è finalmente completo e variegato, e l’addio di Lukaku ormai è un ricordo in salsa agrodolce.

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