I giocatori del Bologna (ph. bolognafc.it)
Ho guardato con tutta l'attenzione e il rispetto che merita l'apparizione di Sinisa e Arianna Mihajlovic a Domenica In. Al di là della consueta e molto prosaica "molla", ovvero la promozione di un libro, debbo dire che si è trattato di un bel pezzo di televisione, che ha sapientemente dosato lacrime e gioia, pubblico e privato (voto a Mara Venier 7, non è giornalista ma in questo frangente è stata brava). Io ero tanto in luglio 2019 a Casteldebole quanto al Dall'Ara a novembre, un mese dopo il trapianto. E mi ricordo bene quelle emozioni, in parte rivissute domenica. Però noto una cosa. E cioé che il tempo ahimé sbiadisce tutto. La tifoseria alimenta due forum di dibattito, in uno dei quali non c'è traccia di discussione. Nel sito a tinte rossoblù più "interne" non figurano articoli né commenti. Eppure Bologna e il Bologna, a partire dalle trasferte di Verona e Brescia, sono sempre presenti nella narrazione di quel periodo. Pare che la città, e in specifico la sua componente calcistica, siano scivolate nella poca attenzione, credo soprattutto in ragione della modestia delle apparizioni agonistiche. La possiamo raccontare come vogliamo, ma non può essere solo l'idea di uno stadio futuro, un ipotetico "bel gioco" o possibili valorizzazioni di giovani prospettive ad alimentare la passione, specie in un'epoca in cui è forzatamente tutto mediato, di diretto c'è ben poco e le preoccupazioni sono un patrimonio comune.

E, in più, maledette settimane di sosta. Alimentano solo il sempiterno cicaleccio sulle sorti di questo Bologna, stretto tra il crudo realismo di chi si accontenta di quel che passa il convento ("se criticate vi meritate Guaraldi", e via di questo passo) e la rabbia talora cieca di chi pensa che si possa fare meglio di così. Per dire, dopo il trittico virtuoso Spal-Brescia-Roma, corrispondente dieci mesi fa alla iniezione di qualità da parte di Musa Barrow (3 gol suoi e 2 di un Orso ancora molto su di giri sugli 8 segnati in quello scorcio di stagione), abbiamo messo insieme 20 punti in 22 giornate, con 12 sconfitte (più di una ogni due giornate), 5 pareggi e 5 vittorie (5 gol di Barrow e 4 di Soriano). Una media disastrosa che non attiene solo all'ultimo periodo ma ha radici profonde. In società, proprietà, squadra, guida tecnica e tutto il perimetro casteldeboliano. Tutto, eh, basta guardare alla gigantesca caterva di infortuni che ci penalizza oramai da anni.

Ho fatto un pensiero. Se uno mi chiede perchè sono così critico deve contestualmente esibirmi una sorta di carta di identità. Prima caratteristica: evitare conflitti di interesse, anche lontani, con i padroni del vapore. Io ho cominciato ad andare allo stadio l'anno dello scudetto, avendo conosciuto per lavoro almeno un eroe degli allori passati quale Faele Sansone. Non mi sono innamorato in specifico di nessun giocatore e nessun presidente: a tre allenatori ho voluto molto bene, e sono Maifredi, Mazzone e Ulivieri. E' comodo ricevere un dito puntato "accontentati, di cosa ti lamenti ?" se si simpatizza per altri colori. Parafrasando un bel titolo di Stadio molto gueriniano (se non fosse ironico sarebbe uno sdraiamento davvero incomprensibile), prima di dire che "ho gli occhi pieni di Joey" aspetto i risultati del campo. E temo che non siano sufficienti a ciò i 4 anni che restano prima del compimento del famoso ciclo decennale.

Avremo tempo e modo di riparlarne presto, ma nessuno si azzardi a considerare "proibitive" la trasferta di Genova - Samp, punti 10 - e la gara interna col Crotone - 2 pareggi in 7 gare -. Di sei partite prima di Natale Inter e Roma possono essere considerate contro pronostico, quattro, le due citate più le trasferte a Cesena contro lo Spezia (2 lunghezze sopra noi) e a Torino (1 sotto), abbordabili. 

Se non lo sono quelle contro le squadre di pari valore, quali, sennò?

 

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