Turno senza certezze in chiave Europa, ad un girone di distanza dal turno pazzo che cambiò la stagione delle milanesi. I sogni di gloria dell'Inter passano da Verona. Il Milan "calcia" un rigore contro l'incubo Benevento

- di Enzo Cartaregia -

Tutto torna, prima o poi. E ad un girone esatto di distanza può essere l’ora di chiudere il cerchio intorno alle incertezze, nel rewind del turno dalle sorprese impossibili. Perché distanze ravvicinate, (altre) empasse da sciogliere danno come l’illusione che il tempo si sia fermato per Inter e Milan. Per di più nel quel week-end della sfida Scudetto, che fa sembrare il destino più crudele dalle parti meneghine. Ma i nerazzurri contendono al Chievo tre punti che sono l’unica occasione per trovare la continuità e balzare in zona Champions. Per i rossoneri, ad un indigesto antipasto di vacanze, in piena scalata europea, scacciare il Benevento serve a salvare sé stessi. Non solo da stregoni o fantasmi che siano.

AL BRACCIO DI FERRO. CONCENTRAZIONE INTER – Bisogna partire da qui, per comprendere la stagione degli interisti. All’andata come al ritorno, sia una storia soltanto o due diverse nello spazio di un torneo. E’ pur sempre la sfida col Chievo, infatti, a tenere insieme amnesie ed estro della formazione di Luciano Spalletti. Legati, senza possibilità di scioglierli, anche adesso che l’Inter procede a passo alternato, alla costante ricerca del suo volto migliore. Adesso, che la corsa alla Champions League è una estenuante guerra di posizione, per spuntarla basterà comunque continuità. La stessa perduta in quel pomeriggio di San Siro, trionfo della vanagloria con davanti proprio gli scaligeri. Se la “manita” di allora fece deflagrare le certezze di Icardi e compagni, sfumando in una crisi senza precedenti, ecco però l’occasione di fare marcia indietro. Gli indizi sono però fin troppo confusi, per aspettarsi qualcosa di certo dalla gara del Bentegodi.

Sarà un braccio di ferro quello tra veronesi e nerazzurri, non foss’altro per il peso specifico del risultato che verrà. Se adesso si fa sentire il fattore campo, l’Inter resta comunque in salute. E se, Chievo insegna, i peggiori passi falsi arrivano dopo le goleade, l’undici nerazzurro guarda più a gioco e palleggio, che ai risultati. Spalletti miete d’altronde complimenti anche nelle più recenti sconfitte, esaltando “l’Inter che voglio” con la seria speranza di sorprendere le romane, lì a +1. Nell’eterno coast-to-coast, in perfetto pendant coi risultati altalenanti dei meneghini, anche Roma e Lazio rischiano. Rispettivamente sul campo della Spal e contro Sampdoria, le rivali senza certezze non possono far di meglio che sperare. Poco, se non un colpo di reni, c’è però da augurarsi guardando alle lacune di un Chievo mai così a rischio B - 3 punti, adesso, nel pieno centro della bagarre.

Ma ben di più conta il trend negativo dell’Inter da trasferta. Perché sono proprio i risultati lontani da San Siro a piegare la classifica dei nerazzurri, vincenti soltanto sei volte su sedici. Messo alla prova, l’undici nerazzurro può così ritrovare nei veneti uno spartiacque alla stagione. E per farlo, spezzando i quattro risultati utili consecutivi dei gialloblù in casa, lavora sulla tattica. Spalletti tornerà al classico 4-2-3-1, riposizionando gli stessi uomini. Mancherà solo l’infortunato Gagliardini, mentre a centrocampo si rivede Borja Valero. Per inseguire un successo che manca invece da un mese, mister Maran persiste col 4-4-2. Tornerà solo Stepsisnki in avanti, in un week-end che non concede comunque grandi spazi di manovra alle rivali per la salvezza. Anche per questo, i riflettori sono tutti puntati sull’Inter e su cosa vorrà fare da grande. Affrontando subito l’istinto di sopravvivenza dei gialloblù, per sperare in un colpo di scena. Stavolta favorevole.

TEMPESTA PERFETTA. REDENZIONE MILAN? – Sembra passata un’era, da quando si incastrarono così tanti eventi impossibili da far credere che quel pomeriggio di Benevento non potesse essere davvero reale. Invece è passato appena lo spazio di un girone. E lo sa bene Rino Gattuso, che è già ad un passo da vincere la sua pazza scommessa. Evitando il destino di praticamente tutti suoi precessori. Eppure non si accontenta, Ringhio, guardando saggiamente in là, con apprensione, a ciò che succede in campo e fuori. E adesso, che è passato soltanto qualche mese, lo sa anche un Milan che torna a fare bagni d’umiltà. Perché le differenze, è bene saperlo, non sono però così tante rispetto ad allora. Anche se il mister parla già di “3-4 innesti per l’anno prossimo”, o della finale di Coppa Italia, mentre la società fa i conti con il Li-gate ed altre grane finanziarie.

Quel Benevento-Milan, a parlare di Serie A, è lì a gettare in avanti la sua ombra. In Brignoli, portiere-goleador, si incarnò il cigno nero della stagione milanista: quella cosa che è proprio fuori dalla realtà, fin quando non c’entra per davvero. Con un invincibile colpo di testa. Quel primo, insperato punto dei campani dipinse la desolazione del girone dei rossoneri quanto la forza della loro storia. Che no, non sarà cancellata dall’imminente ritorno in Serie B. Sembra sia cambiato tutto. Ed in effetti, nel frattempo, nella storia c’è entrato anche questo Milan, con la cavalcata che ha redento una stagione già irrimediabilmente fallimentare. Ma sarebbe un guaio cadere nella trappola, ancora una volta. Il rischio è lo stesso di ieri, forse anche maggiore. Sfidare il Benevento è sì come calciare un rigore, ma non a porta vuota. Né cogliere per certo l’occasione un turno parecchio complesso per tutte le rivali.

Il Milan, quindi, si è visto nuovamente scoprire le proprie cicatrici. Il blackout europeo e la vista di un giustiziere che porta il nome di Juventus hanno tolto di mezzo il totem dell’invincibilità. E quattro pari consecutivi, pur tra luci ed ombre, mettono a serio rischio l’unica possibilità di redenzione, quella dell’Europa League. Con soli due punti di vantaggio sull’Atalanta e tre su Sampdoria e Fiorentina, il sesto posto potrebbe restare in ballo fino all’ultimo respiro della stagione.

Mister Gattuso vuol però far saltare il banco ed a San Siro, dopo un intero girone da formazione tipo, è pronto a varare il 4-4-2. Davanti André Silva sarà al fianco di Cutrone, supportati sulle fasce da Borini e Bonaventura. La lettura è che non c’è margine di errore, contro un Benevento che si avvicina al commiato dalla massima serie virando sul 4-2-3-1. La vera notizia? E’ che Brignoli siederà in panchina.

Ma al Milan servirà scacciarne altri, di fantasmi, ben più seri e ricorrenti di quello del portiere-eroe. Scalciando la crisi e le tensioni di queste settimane, figlie di una stagione malata. Per pensare ad un futuro, perlomeno europeo.

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